Avrebbero prima visto il pagamento di solo metà delle ore lavorate e poi, dopo essersi ‘azzardati’ a chiedere chiarimenti in merito, si sarebbero visti comunicare verbalmente la cessazione del rapporto di lavoro. E’ ancora una volta calabrese l’ennesima storia di presunti diritti negati ai lavoratori. A portarla alla luce la Cgil Slc, impegnata anche nel caso Infocontact. Anche questa volta si tratta di un call center, quello della Emmerre Group, azienda che sviluppa attività di teleselling e recupero crediti per commesse nazionali.
Fino ad ora avrebbe operato nella zona sud di Catanzaro appoggiandosi ad un’altra azienda, ma senza mai dichiarare la sede di lavoro nel capoluogo ma,anzi, affermando, denuncia la Cgil che i lavoratori prestavano servizio a Taurianova.


Dopo un periodo di formazione mai formalizzato e mai pagato, i lavoratori, circa 25, avrebbero avuto un contratto a progetto che metteva su carta metà delle ore effettivamente lavorate. Di fronte alla richiesta di chiarimenti l’azienda avrebbe comunicato tout court il licenziamento coatto.


Sono seguite denunce all’Ispettorato del Lavoro ed alla Guardia di Finanza, mentre la Slc Cgil di Catanzaro sta acquisendo tutto il materiale a disposizione per presentare un esposto alla Procura della Repubblica. 


«Come Slc Cgil continueremo a denunciare senza remore tutte quelle aziende che si rifiutano di fare impresa nell’alveo della legalità – ha commentato Saverio Ranieri, coordinatore dell’area di Catanzaro – cercando nel nostro agire quotidiano di dare dignità alle lavoratrici ed ai lavoratori, ma anche di porre un freno al liberismo sfrenato ed alla illegalità diffusa che attraverso il dumping contrattuale mette a rischio la tenuta occupazionale di un intero comparto”.


"Dal canto nostro come SLC CGIL continueremo a denunciare senza remore tutte quelle aziende che si rifiutano di fare impresa nell'alveo della legalità – ha concluso Ranieri – cercando nel nostro agire quotidiano di dare dignità alle lavoratrici ed ai lavoratori, ma anche di porre un freno al liberismo sfrenato ed alla illegalità diffusa che attraverso il dumping contrattuale mette a rischio la tenuta occupazionale di un intero comparto".