L’ex capogruppo Pd in Consiglio regionale aveva già ricevuto un avviso di conclusione oggi “doppiato” da quello del procedimento principale. I legali: «Probabile errore materiale»
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C’è un piccolo giallo attorno all’avviso di conclusione delle indagini preliminari dell’inchiesta “Libro nero”. Nell’elenco, come riferito in anteprima da LaCnews24.it, vi sono anche l’ex capogruppo Pd in Consiglio regionale, Sebi Romeo, nonché il sottufficiale della Gdf, Francesco Romeo e Concetto Laganà.
Si tratta delle tre persone accusate dell’episodio corruttivo contestato nell’ambito dell’inchiesta sulla cosca Libri e che riguarda la presunta promessa, da parte del finanziere, di dare notizie riservate sulle indagini in corso a Sebi Romeo, in cambio dell’assunzione di una persona in una ditta di trasporti e autolinee. Il punto è, però, che la posizione dei tre indagati era stata stralciata dal procedimento principale, in considerazione della particolare natura delle accuse – non di tipo mafioso – che avevano portato la Dda stessa ad optare per una scelta precisa: togliere Sebi Romeo e gli altri due indagati dal calderone dell’inchiesta principale.
In tale contesto, il 6 dicembre scorso gli uomini della Squadra mobile aveva notificato all’ex capogruppo Pd alla Regione ed agli altri indagati, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato in questione. Un atto non rimasto senza esito, in quanto alcuni degli indagati avevano avanzano anche formale richiesta – come prevede il codice – di essere sottoposti ad interrogatorio.
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Ora, invece, arriva questo secondo avviso di conclusione delle indagini preliminari che rappresenta, di fatto, un doppione. Una replica che effettivamente, sotto l’aspetto procedurale, è un’anomalia. Le difese, interpellate sul punto, hanno rimarcato l’irritualità di un doppio avviso, sulla scorta della solida motivazione con cui era stato deciso lo stralcio e non essendovi alcun motivo affinché si potesse pensare ad una riunione del procedimento di Romeo e degli altri due indagati con quello principale. «È un’anomalia. Non escludiamo – hanno riferito gli avvocati Natale Polimeni, Armando Veneto e Loris Maria Nisi – che possa trattarsi di un mero errore materiale».
Non rimane che attendere le determinazioni della Dda reggina in merito.
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