VIDEO | Viaggio nella cittadina del Reggino dove ritorna la paura del coronavirus dopo il caso di un alunno risultato positivo ai test. Il vicesindaco Iaria: «Procedure rispettate. Bisogna evitare allarmismi»
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«Siamo stati chiusi, come in un carcere, ma a chi oggi vive nelle zone rosse dico: rispettate le regole». Un ricordo e un monito, nella piazza di Messignadi dove i cittadini ricordano – ancora con sofferenza – di quando questa frazione di Oppido Mamertina era l’unica zona calabrese chiusa in estate. Zona rossa per 18 giorni, e se ora tirano un sospiro di sollievo qui sembrano più attenti di altri a tamponare una seconda ondata. «Riuscimmo a contenere il focolaio – ricorda il vicesindaco Marta Iaria – grazie a oltre 1200 tamponi fatti a domicilio ma anche sotto il gazebo che l’Asp sistemò in piazza».
Le testimonianze dei cittadini
Tempestivo screening a tappeto, dopo i 13 casi che indussero la regione ad una chiusura circoscritta, ma di un antivirus fatto di esperienze amare e senso di responsabilità sono pronti a parlare oggi il cittadini del centro aspromontano.
«Certo che siamo ancora preoccupati», dice un anziano che fa la fila davanti allo studio del suo medico, che per le ricette riceve i pazienti solo attraverso una finestra.
Il caso dell'assessore Caia
La paura detta ancora scelte responsabili, anche perché non tutti qui sono usciti dal tunnel. Tra questi l’assessore Teresa Caia, che solo al telefono può parlare. «Ora il mio tampone si negativizzato – spiega – sto bene, ho solo gli strascichi di una influenza che mi tiene a casa. Mio marito è da 60 giorni positivi, ma ora sta meglio, dopo una fase in cui temevamo di doverlo ricoverare».
L’amministratrice e il consorte sono giovani; congiunti di una signora che all’epoca venne individuata come la probabile paziente zero; l'assessore mandò in quarantena il resto della giunta: oggi come ieri in queste zone interne rimangono le famiglie il frullatore che mischia vecchie e nuove ansie.
La zona rossa alle spalle
Zona rossa alle spalle, ma pericolo sempre dietro l’angolo, visto che il sindaco Bruno Barillaro è stato costretto a emettere – di domenica – una ordinanza di chiusura per 3 giorni della Scuola primaria di secondo grado per la positività di un alunno, sganciato dall’ex focolaio di Messignadi.
«Anche il tampone di una docente è risultato positivo – rimarca Iaria – e tanto è bastato per mandare nuovamente nel panico la gente, anche se tutte le norme di sicurezza sono state rispettate».
Forse il peggio è passato, ma la paura no, e Messignadi insegna qualcosa alla Regione Calabria che, per evitare la seconda ondata, fin qui non è saputa andare oltre l’istituzione di nuove zone rosse.