«Ogni giorno dovremmo pensare a un 25 novembre perché purtroppo ogni giorno c’è sempre qualcuno che muore per violenza e che soffre come me in un letto di ospedale». È questo il senso che deve assumere la giornata mondiale contro la violenza di genere per Maria Antonietta Rositani, la 42enne reggina che è ancora ricoverata dal 12 marzo scorso al policlinico di Bari per le gravi ustioni riportate dopo che l’ex marito Ciro Russo, evaso dagli arresti domiciliari, ha tentato di ucciderla cospargendola di benzina. E in questa giornata lei, che per anni ha subito i maltrattamenti di un marito violento, ma che ha avuto la forza di denunciare,  si rivolge a tutte quelle donne che ancora oggi sono vittime di abusi e soprusi. «L’amore non sono i lividi che si hanno nel corpo - dice alla nostra testata. L’amore non è sopprimerti la voce, perché questo non serve a niente. L’amore è libertà, emozione, gioia, protezione; quindi donne aprite gli occhi, già dal primo cenno di violenza e ribellatevi perché noi donne non ci meritiamo la violenza. Fatelo e conoscerete anche voi la libertà. Libertà che fino a quando vi tiene legate a lui non si potrà mai provare».

«Ho perdonato Ciro, ma la sua condanna sia esemplare»

Nelle sue parole, nonostante le atroci sofferenze che da oltre otto mesi sta provando sul suo corpo e soprattutto nella sua anima, non c’è alcun cenno di rabbia o vendetta per l’ex marito il quale oggi si trova in carcere e dalla sua cella non ha mai mostrato alcun pentimento per il suo gesto. «Mi auguro che il mio ex marito Ciro Russo trovi un po’ di pace interiore. Dal punto di vista cattolico io l’ho perdonato non provando più odio nei suoi confronti, ma chiedo e mi aspetto dal processo una condanna che sia d’esempio per tutti quegli uomini che ad oggi perpetrano ancora violenza ad una donna. Non condanne brevi bensì lunghissime affinché un uomo si renda conto che col finire di una vita di una donna finisce anche la sua».

Maria Antonietta è ancora ricoverata in terapia intensiva. Un calvario il suo iniziato molto prima di quel 12 marzo. Un calvario che ha gettato lei e la sua famiglia nello sconforto, ma dal quale ogni giorno tenta di uscirne. Ha rischiato di morire, ma non si è mai lasciata andare «perché spero con tutto il mio cuore di tornare a casa presto e riabbracciare i miei figli, sono la mia vera forza, e di vivere momenti con tutti i miei familiari i quali non mi hanno mai lasciato sola nonostante le tante difficoltà». A Bari infatti, si alternano continuamente per starle vicino la figlia Annie, il padre Carlo, e i suoi tre fratelli Valeria, Rosario e Danilo mentre la madre assiste continuamente il piccolo William e la nonna Maria Antonietta, la nonna con cui è cresciuta e che non vede da quel maledetto giorno.

Allo Stato: «Non lasciateci gridare aiuto invano»

Ma in questa giornata la 42enne non rivolge solo un pensiero alle donne, lo rivolge anche allo Stato. Lo Stato che dal 12 marzo in poi l’ha protetta e ha assicurato alla giustizia il suo ex marito, ma che prima di quella di data a volte l’ha abbandonata. Questa tragedia infatti poteva essere evitata se solo Russo fosse stato in galera, o quantomeno avesse avuto un braccialetto elettronico, e se l’ultima sua denuncia non fosse stata lasciata a prendere polvere su qualche scrivania. «Mi auguro che lo Stato e la magistratura non sottovalutino le denunce sporte da noi donne perché proprio da una loro sottovalutazione che una donna può arrivare alla morte o a parlare come me da un letto di ospedale. Dico questo- ci tiene a sottolinearlo- perché io denunciai mio marito il 20 dicembre del 2017 per la prima volta chiedendo “aiuto” ai Carabinieri. Oggi vi posso affermare che quella denuncia non fu mai inoltrata e il mio grido d’aiuto non fu mai sentito». Le sue parole, però oggi arrivano forte e chiare come è la sua forza. Quella forza che la vede impegnata in prima linea e che l’ha trasformata di fatto in un vero e proprio simbolo contro la violenza di genere.

Agli uomini violenti: «Vergognatevi di esistere»

Maria Antonietta non parla “solo” alle donne si rivolge anche agli uomini violenti affinché il messaggio arrivi forte e chiaro anche a loro. «Quegli uomini che si credono più importanti, più preparati, più colti, più bravi in tutto rispetto a noi- ha concluso- in realtà voi non siete uomini e non siete degni di essere chiamati tali. Un uomo che ha sensibilità, che prova amore conquista e tiene a sé con la forza dell’amore non con quella delle mani. Per voi non ho parole se non una: “vergognatevi di esistere”».