Nuovi particolari sull'operazione Magnifica della Procura reggina emergono dall'ordinanza del gip Vittorio Quaranta: «Sfrontatezza fuori dal comune, i fatti denotano mancanza di senso delle istituzioni» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono 52 in tutto gli indagati nell'inchiesta Magnifica della Procura di Reggio Calabria che ha portato stamattina all'interdizione, tra gli altri, del rettore dell'università Mediterranea Santo Marcello Zimbone, sospeso per 10 mesi, e del pro rettore vicario Pasquale Catanoso, sospeso per 12 mesi. L'indagine della Guardia di finanza ha fatto luce su una serie di concorsi pilotati ma anche su tutta una serie di irregolarità nella gestione degli appalti e sull'utilizzo delle auto e delle carte di credito dell'Ateneo per scopi personali.
Secondo il gip Vittorio Quaranta, «il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante». A proposito dell'ex rettore Catanoso, oggi pro rettore della Mediterranea, il giudice per le indagini preliminari evidenzia che «si fa fatica a credere che un uomo delle istituzioni, una delle più importanti per la crescita culturale, civile ed economica del paese, sia potuto arrivare a fare ciò che abbiamo visto con una sfrontatezza fuori dal comune. I fatti denotano mancanza di senso delle istituzioni».
Nell'ordinanza, infatti, c'è scritto che Catanoso «si appropriava della provvista di denaro esistente mediante un uso sistematico per il soddisfacimento di esigenze personali e non istituzionali». Dal gennaio 2017 al luglio 2019, infatti, «l'ex rettore utilizzava reiteratamente la carta per pagamenti concernenti l'acquisto di regalie con cui omaggiare i suoi conoscenti in ambito istituzionale, politico ed universitario, per trasferte verso Parigi e Roma non giustificate da impegni ufficiali ma finalizzate a far visita alla figlia, per pranzi e cene di piacere, e per l'acquisto di biglietti ferroviari e spostamenti in taxi per sé e per i suoi congiunti».
Duro il giudizio del gip anche nei confronti dell'attuale rettore Santo Marcello Zimbone che avrebbe perseguito «l'illecita gestione senza soluzione di continuità, avallando e garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonché la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l'ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici, composte in modo 'adeguato' al raggiungimento dei suoi obiettivi».