L'accusa per Giuseppe Valea è di falso ideologico. In almeno sette decisioni avrebbe decretato l'esito dei ricorsi in autonomia, senza consultare gli altri giudici del collegio
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Si sarebbe “autoassegnato” alcuni fascicoli decretando l’esito dei ricorsi senza la consultazione e la partecipazione degli altri giudici del collegio. Questi i motivi alla base dell’interdizione dai pubblici uffici per l’ex presidente del Tribunale del Riesame di Catanzaro, Giuseppe Valea,trasferito nei giorni scorsi dal Csm per incompatibilità ambientale al Tribunale di Milano ed ora interdetto dalle funzioni su provvedimento del gip del Tribunale di Salerno (competente sui magistrati del distretto di Catanzaro) che parla di “approccio infedele alla funzione pubblica esercitata” da parte di Valea il quale avrebbe ripetutamente estromesso gli altri componenti dei Collegi dal momento deliberativo che deve precedere le decisioni.
Valea avrebbe quindi falsamente attestato la collegialità di decisioni, prese invece in autonomia e non informando i colleghi, in almeno sette decisioni. Sette sono infatti le ipotesi di reato per falso ideologico contestate dalla Procura di Salerno al giudice Giuseppe Valea la cui abitazione è stata perquisita dai carabinieri del Ros unitamente al suo ex ufficio nel palazzo di giustizia di Catanzaro. E per il cosiddetto “Sistema Catanzaro” sull’amministrazione della giustizia nella città capoluogo di regione potrebbe essere solo l’inizio.