L’ex presidente della Corte d’Appello di Catanzaro nell’aula bunker di Lamezia non ha confermato in aula quanto precedentemente affermato: «Con Pittelli solo rapporti giudice-avvocato»
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Deposizione dell’ex presidente della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, nel maxiprocesso Rinascita Scott che si sta tenendo nell’aula bunker dell’area industriale di Lamezia Terme dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
Marco Petrini, 58 anni, oggi residente in un monastero dopo l’arresto in carcere il 15 gennaio 2020, i domiciliari l’11 febbraio dello stesso anno, poi di nuovo il carcere ad aprile 2020 e ancora i domiciliari il 29 maggio, non ha confermato in aula le precedenti dichiarazioni rese sull’esistenza di una loggia massonica coperta con sede a Catanzaro. Loggia della quale avrebbero fatto parte l’avvocato Giancarlo Pittelli ed altri magistrati e avvocati – secondo quanto reso a verbale da Petrini – ma di cui il teste ha spiegato oggi in aula di non ricordare nulla e di aver reso dichiarazioni non veritiere in quanto all’epoca in forte stato di prostrazione psicologica.
«Ero fortemente turbato – ha dichiarato Petrini – e oggi non mi riconosco nelle dichiarazioni che mi sta leggendo il pubblico ministero. Uscivo da un mese di carcere a Salerno e poi da un periodo di isolamento in un convento, chiuso in una cella. Mi sono preso di panico, avevo paura, ero stanco e provato e ciò mi ha portato a fare dichiarazioni non vere. Neanche ricordo di aver reso tali dichiarazioni, sono due anni e mezzo – ha aggiunto Petrini – che prendo psicofarmaci in conseguenza del trauma subito per l’arresto».
L’ex giudice Petrini ha poi ulteriormente sottolineato di non ricordare di aver mai prestato formale giuramento ad alcuna loggia massonica, né di essere mai stato affiliato da Pittelli nello studio del legale a Catanzaro o di aver prestato obblighi di fratellanza massonica. «Con Pittelli ho avuto solo rapporti giudice-avvocato» – ha aggiunto Petrini – mentre su altre domande del pm in relazione ai rapporti con alcuni magistrati della Corte d’Appello di Catanzaro, l’ex giudice si è invece avvalso della facoltà di non rispondere.