*di Gianfranco Manfrida

 

La libertà della mente pare che sia inversamente proporzionale alla libertà fisica. Meno fai più pensi. Qualche riflessione sull’aver fatto tanto, e non sempre bene, e aver pensato poco a quello che si poteva fare. Una condizione tanto drammatica come la pandemia in atto, fa volare i pensieri e non sempre sull’ali dorate come nel Nabucco, opera risorgimentale coeva dell’inno di Mameli in testa alle attuali Hit Parade dei balconi.

L'unità nazionale

Sotto il segno del coronavirus abbiamo scoperto la patriottica unità nazionale. Abbiamo scoperto i sanitari che sono diventati eroi nel fare quello che hanno sempre fatto. Forze dell’ordine eroi nel fare quello che hanno sempre fatto. Cassiere, trasportatori, agricoltori e tutti coloro che spingono una macchina agonizzante, eroi nel fare quello che hanno sempre fatto. Altre categorie di eroi non sono menzionabili.

Il coronavirus visto dai bambini

I bambini, nella loro infinita fantasia disegnano il coronavirus con le corna, affilati denti e sguardo cattivo. Ma anche gli adulti non riusciamo ad immaginare nulla che non sia particolarmente cattivo. Ma senza tifare per il virus, le cose non stanno esattamente così. Qualche milione di anni fa sulla terra comparve la sostanza organica, in un brodo primordiale che al pari di quello della nonna era semplicisticamente fatto di proteine, zuccheri, lipidi e basi azotate. Era nato RNA. Un piccolissimo filamento. Rimasto uguale nei successivi milioni di anni a venire.

L'evoluzione della specie... virale

La successiva comparsa dell’uomo e del suo divenire, della sua evoluzione hanno invece mutato e di molto non solo la specie umana ma anche tutto quello che c’era intorno. I virus hanno bisogno delle nostre cellule che ne farebbero volentieri a meno se messe nelle condizioni di difendersi. Ma forse la scienza è andata troppo avanti per valutare la sostanza più semplice che esiste. Madre natura quando si accorse che sulla terra vivevano solo dinosauri mandò un grande asteroide per resettare il tutto. Ma quelli erano tanto più grossi di noi. Che sia la volta buona, invece di pensare in grande pensiamo alle cose più piccole. E soprattutto con la giusta misura.

 

L'epidemiologia

L’epidemiologia, a volerla ridurre, è la matematica applicata alla statistica. Mentre la matematica già in prima elementare ci dicono che è la scienza esatta, la statistica è dimostrato che non lo è. Le trasmissioni h24 sul coronavirus hanno indotto alcuni matematici a considerare che il 90% di coloro che parlano dell’argomento disconoscono il 50% di quello che dicono, invalidando l’altra metà che conoscono. Le percentuali circolanti su quanto viene detto sui social screditano anche la matematica, arrivando a superare percentuali incalcolabili.

 

Il caldo e la pandemia

Gli ottimisti, ai quali appartengo, senza entrare in disquisizioni scientifiche, ipotizzano la fine del virus poco prima dell’arrivo dell’estate. Una elementare considerazione. Le proteine (ad esempio la carne) si conservano bene in frigo e si deteriorano al caldo. Proteine sono anche l’involucro del coronavirus. Ancora, la parte meridionale della terra pare che non abbia focolai epidemici importanti. Li è estate. Quando tutto sarà finito forse tutto sarà come prima. Se così sarà, non avremmo imparato che il mondo non è nostro ma ne facciamo parte. Assieme a tutto quello che c’è sopra. Aria, acqua, mare, terra, piante e anche i virus! Che c’erano prima di noi. Non avremmo imparato che ognuno dovrà fare la sua parte senza entrare nel novero degli eroi per aver fatto quello che va fatto.

 

*pediatra