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Nulli «in quanto carenti di presupposto economico e convenzionale e gli eventuali costi connessi non possono essere in alcun modo riconosciuti a carico della Regione». Con questa motivazione 254 collaboratori della fondazione commissariata Calabria Etica si sono visti arrivare la lettera con cui veniva loro comunicato non il licenziamento, in quanto non esisterebbero i termini per attuarlo, ma l’annullamento dei contratti con i quali avevano iniziato da pochi mesi una collaborazione lavorativa con l’ente in house della Regione.
A firmare la comunicazione Carmelo Barbaro, il commissario della fondazione, che si è attenuto a quanto indicato dalla Regione, secondo cui, in merito ai progetti in cui sono stati inseriti i lavoratori, non sarebbe stato mai attivato né un decreto dirigenziale di approvazione e conferimento incarico, né, tanto meno, sarebbe stata sottoscritta alcuna convenzione o impegno di spesa.
Elementi che stonano con quanto dichiarato dall’ex presidente Pasqualino Ruberto e che portano la Regione a non avere alcun obbligo nei confronti della fondazione e dei lavoratori, perché mancherebbero proprio gli atti amministrativi necessari a creare il vincolo.
Fino a ora i 254 lavoratori a progetto hanno percepito un solo stipendio e Calabria Etica non avrebbe intenzione di saldare gli altri visto che l’elargizione dei compensi è legata all’erogazione dei fondi regionali. Insomma, un cane che si morde la coda da cui difficilmente i lavoratori potranno uscire.