Durante il controesame il difensore ha cercato di far emergere le contraddizioni nelle quali sarebbe caduto il collaboratore. Dal danneggiamento dell’auto del dentista all’arresto in ospedale sino al pentimento per l’apparizione della Madonna
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Anche Francesco Mancuso, detto “Ciccio Tabacco”, avrebbe voluto uccidere Andrea Mantella. O almeno questo è quanto sarebbe stato svelato a Mantella da Giuseppe Accorinti. «Non mi preoccupai della cosa – ha affermato il collaboratore nel corso del controesame dell’avvocato Francesco Sabatino – ed anzi risposi ad Accorinti di dire a Ciccio Tabacco di venire ad uccidermi davvero se era capace. Mi ero anche determinato a colpire o fare qualcosa al figlio di Francesco Mancuso che a Vibo aveva un negozio di climatizzatori e si chiama Domenico Mancuso, ma alla fine non feci nulla. Raffaele Fiamingo mi disse che se volevo ci avrebbe parlato lui con Ciccio Tabacco, ma io lasciai perdere anche perché sapevo che in quel periodo Francesco Mancuso era anche contro tutti i suoi parenti. Io dei Mancuso rispettavo solo Luigi Mancuso»”.
Gli Artusa e la bomba dei Piscopisani
Rispondendo sempre all’avvocato Francesco Sabatino, il collaboratore Andrea Mantella ha quindi dichiarato che «Mario Artusa è di Portosalvo ed era un chiacchierone che aveva promesso vestiti pure a Saverio Razionale, ma poi non gli mandò nulla. Artusa si atteggiava e per questo i Piscopisani gli misero una bomba al suo negozio di abbigliamento a Vibo al fine di farlo stare al posto suo. Al fratello Maurizio – ha spiegato Mantella – hanno invece incendiato la macchina e per questo episodio è dovuto intervenire Giuseppe Raguseo con Giovanni Rizzo, il figlio di Romana Mancuso. Sono due fanatici i fratelli Artusa perché si facevano forti dell’amicizia con Michele Mancuso e Saverio Razionale».
Il danneggiamento al dentista Romeo e le date che non tornano
Passando ad altro tema sono emerse alcune contraddizioni nel racconto di Andrea Mantella. «I mandanti del danneggiamento all’auto del dentista Enzo Romeo – ha dichiarato il collaboratore – sono Enzo Barba ed i Lo Bianco. E’ stato Enzo Barba a darmi un fucile a canne mozze per questo danneggiamento, fucile che io diedi a Francesco Scrugli ed a Furlano che hanno materialmente sparato all’auto di Enzo Romeo. Dopo tale fatto, a titolo estorsivo nello studio dentistico di Romeo è stata assunta la moglie di Gianni Barba, sorella di Enzo Barba». Domanda a questo punto dell’avvocato Francesco Sabatino: «Ma lei, Mantella, sa che la moglie di Gianni Barba lavorava nello studio dentistico già dal 1 settembre 1986 e quindi prima di quando voi avete sparato all’auto del dentista?» Risposta di Mantella: «Sono una persona con la seconda elementare e non posso ricordare tutti questi collegamenti o esprimermi bene. Ricordo del fucile e ricordo come ho riferito».
Enzo Barba e Gianfranco Ferrante
Altre vicende trattate dall’avvocato Francesco Sabatino nel corso del controesame hanno invece riguardato Enzo Barba e Gianfranco Ferrante, entrambi imputati nel maxiprocesso. Andrea Mantella ha infatti oggi ammesso di essersi «espresso male» nelle precedenti udienze quando aveva parlato del proposito del boss Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, di voler uccidere Enzo Barba poiché quest’ultimo «simpatizzava per Francesco Fortuna, detto Ciccio Pomodoro». Mantella aveva infatti dichiarato che «Enzo Barba doveva fare la stessa fine di Antonio Arena, detto Vartolo», ma ha poi dichiarato oggi in udienza di «non ricordare se Antonio Arena sia sparito prima o dopo il progetto di Giuseppe Mancuso di voler uccidere Enzo Barba».
Su Gianfranco Ferrante, invece, il collaboratore ha ribadito che «si era spostato dal clan di Damiano Vallelunga a quello dei Mancuso. Era una persona che si metteva a disposizione e non era affiliato a nessuno. È un imprenditore che subisce il fascino della ‘ndrangheta – ha dichiarato Mantella – e si mette a disposizione. Nel 2009 Ferrante per il Cin Cin bar si riforniva di olio, farina e caffè dai Mancuso. Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, aveva una ditta che trattava caffè». Su domanda dell’avvocato Sabatino, Mantella non ha saputo però indicare il nome delle ditte del caffè. «Ogni anno Ferrante a Natale mi portava delle somme di denaro per stare tranquillo – ha spiegato il collaboratore – ma non ci rimetteva mai di tasca sua ma chiedeva i soldi ad altri imprenditori con la giustificazione di “Un pensiero per gli amici”. Ma oltre a Natale, se avevo bisogno di 15 o 20mila euro – ha continuato Mantella – passavo da Ferrante e lui mi dava i soldi. Per me era diventato una sorta di bancomat. Francesco Scrugli mi ha invece raccontato che quando con i Piscopisani hanno avuto bisogno di liquidità per una partita di droga, è stato Ferrante a finanziarli. In altre occasioni, poi, Ferrante ci ha portato il pranzo all’ospedale di Vibo quando ero ricoverato e con me c’erano pure Pantaleone Mancuso, Scarpuni, e Antonio Prenesti».
I Furlano e gli imprenditori Fusca e Prestia
Andrea Mantella si è poi soffermato sui fratelli Furlano: «Salvatore Furlano era funzionale al clan Lo Bianco-Barba, faceva l’usuraio ed era vicino a Salvatore Mantella. Suo fratello Renato ha invece uno spessore maggiore perché ha concorso con me in omicidi ed estorsioni. Francesco Fusca è invece un imprenditore edile di Vena di Ionadi che aveva ottenuto dall’imprenditore Antonio Prestia un subappalto ad Arezzo ma aveva avuto problemi perché gli facevano dispetti. Ricordo – ha riferito Mantella – che insieme a Paolino Lo Bianco mi sono recato in Toscana per sistemare questa situazione di Fusca anche se in effetti a sistemare le cose è stato solo Paolino Lo Bianco che io ho accompagnato».
Il dottore Consoli e l’ospedale di Vibo
Sono stati questa volta gli appunti redatti a mano da Andrea Mantella ed acquisiti nel corso del processo al centro di un’ulteriore domanda dell’avvocato Francesco Sabatino. «Lei, Mantella, negli appunti ha scritto testualmente: “Consoli a disposizione”, ma nella scorsa udienza ha parlato che fra i medici dell’ospedale Consoli era quello più onesto. Ci spiega questa contraddizione?» Risposta del collaboratore: «Il dottore Consoli è una persona iper-perbene, è stato costretto da Carmelo Lo Bianco, il mio capo, ad accettarmi nel suo reparto quando io ero ricoverato in ospedale, ma confermo che è una persona perbene, l’ho sempre detto e dove ho scritto “a disposizione” era solo un appunto. È stato costretto ad accettarmi nel suo reparto, ma è una dottore perbene».
La Madonna e l’arresto di Mantella in ospedale
Infine i due episodi più “scoppiettanti” dell’intera udienza. L’avvocato Francesco Sabatino ha infatti letto al collaboratore tutti i nomi dei poliziotti che hanno arrestato Andrea Mantella all’interno dell’ospedale di Tropea. «Ne ricorda qualcuno, Mantella?». «Non mi ricordo dei poliziotti che mi hanno arrestato, avvocato – ha ribattuto Mantella – eravamo insieme quella mattina all’ospedale di Tropea ed io volevo scappare e mi siete venuto voi a prendere». Ancora i nomi dei poliziotti ripetuti in aula dall’avvocato Sabatino e che bloccarono all’epoca Mantella in ospedale a Tropea, ma il collaboratore non ne ha ricordato nessuno e ha ribadito che stava cercando di scappare.
Quindi l’ultima domanda dell’avvocato Sabatino: «Nel corso del controesame dell’avvocato Paride Scinica, lei Mantella, ha affermato che era stata una battuta inopportuna e che stava scherzando quando ha dichiarato di essersi pentito perché gli era apparsa la Madonna». Risposta di Mantella: «È vero, scherzavo». L’avvocato Sabatino ha però letto a Mantella quanto dichiarato dallo stesso nel 2018 dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia in altro processo laddove il collaboratore si è a lungo soffermato sulle ragioni del suo pentimento, sottolineando proprio la storia della Madonna. Domanda del legale: «Scherzava pure quando ha detto la stessa in udienza nel 2018 in ordine all’apparizione della Madonna spiegando lei a lungo che le ragioni del suo pentimento dipendevano da un fatto di religione?». Risposta piccata e nervosa di Mantella: «Io non ho preso in giro nessuno…» per poi lasciarsi andare all’indirizzo dell’avvocato Sabatino – subito richiamato dal presidente del Tribunale – con le seguenti espressioni: «È un furbacchione, è un furbacchione l’avvocato…».
Controesame dell’avvocato Sabatino terminato per lasciare la parola all’avvocato Pino Arcuri che nel processo assiste i Pugliese titolari della Latteria del Sole. Un controesame, quello dell’avvocato Arcuri – come ieri quello del suo collega Pietro Proto – finalizzato a smontare l’accusa mossa dalla Dda, anche sulla scorta delle dichiarazioni di Andrea Mantella, circa la riconducibilità del noto esercizio commerciale di Vibo Valentia a Luigi Mancuso.