Quando i poliziotti lo hanno trovato era legato a una sedia sulla quale si divincolava nel tentativo di liberarsi. Il suo volto e il corpo erano teatro dei colpi che aveva ricevuto: ferite al volto, alle mani, alla schiena, zoppicava vistosamente ed era a piedi scalzi. Le ciabatte che portava al momento in cui era stato prelevato da casa gli erano cadute quando era stato portato via e i suoi aguzzini lo avevano pestato anche sui piedi.

La causa che avrebbe portato sette persone ad accanirsi contro un ragazzo ventenne, a Crotone, starebbe nel fatto che questi veniva ritenuto colpevole di avere eseguito un furto, insieme a un amico, nell’appartamento di uno di questi: Gianfranco Gallo, tratto in arresto, in flagranza di reato, il giorno stesso in cui gli agenti hanno liberato il giovane. In quella stessa occasione è stato arrestato anche Francesco Gallo.

L’operazione della Dda di Catanzaro

Oggi, in seguito alle indagini della Squadra Mobile di Crotone e della Dda di Catanzaro, sono state tradotte in carcere anche altre cinque persone, incastrate, secondo l’accusa, dalle immagini delle telecamere e dalle testimonianze della vittima e di altre persone. Si tratta di Luciano Gallo, 51 anni, di Crotone; Fabrizio Gallo, 53 anni, di Crotone; Salvatore Laudari, 28 anni, di Crotone; Gregorio Laudari, 27 anni, di Crotone; Francesco Pupa, 29 anni, di Crotone.
Tutti e sette sono accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione, lesioni personali e rapina.

Il racconto della vittima

Il ragazzo ha raccontato alla polizia i particolari di quel drammatico giorno. Si trovava a casa con la sua fidanzata quando, intorno alle 14, quando gli hanno citofonato degli sconosciuti per chiedere di spostare la sua auto perché creava intralcio. Appena varcata la soglia del portone il 20enne si sarebbe trovato davanti Gianfranco Gallo e in quel momento sarebbe stato aggredito alle spalle e colpito su tutto il corpo da una serie di pugni, calci e anche con un casco che prelevato da un motorino parcheggiato in zona. Insieme a Gianfranco Gallo, la vittima dice di aver riconosciuto anche Francesco Gallo. Gli aggressori lo avrebbero caricato su un’auto e portato a casa di Francesco Gallo. Nel corso del viaggio, mentre continuavano a picchiarlo, lo avrebbero minacciato di tagliargli le dita di mani e piedi e di ucciderlo.

Prima nel cortile di Francesco Gallo e poi nell’appartamento di Gianfranco Gallo

L’auto nella quale viaggiava la vittima era seguita da un’altra vettura che li ha raggiunti a casa di Francesco Gallo. Inutile l’unico, debole, tentativo di fuga: il 20enne sarebbe stato riacciuffato, sbattuto su una panchina e malmenato con un martello da Fabrizio Gallo, con il manico di un’ascia da Francesco Gallo mentre gli venivano strappati dai polsi alcuni bracciali in oro e Salvatore Laudari e Pupa lo colpivano, è scritto nel capo d’accusa, con calci e pugni. Visto che il ragazzo, tra dolore e paura, gridava a squarciagola, i suoi aguzzini hanno ben pensato, si legge nelle carte dell’accusa, di portarlo in un luogo più riparato, ovvero casa di Gianfranco Gallo nel quartiere Lampanaro di Crotone. Qui lo avrebbero legato a una sedia per proseguire a picchiarlo anche con un martello mentre Francesco Gallo gli ripeteva che avrebbe dovuto mettersi a sua disposizione.

La richiesta di denaro

Non pago, Gianfranco Gallo avrebbe chiamato l’amico del 20enne, il ragazzo che avrebbe compiuto il furto insieme alla vittima, e gli avrebbe intimato di portargli tutti i soldi che aveva e la macchina della vittima.
Il 20enne ricorda che ad un certo punto sarebbe nata una disputa tra Luciano Gallo, che avrebbe invitato tutti a smettere di picchiare la vittima e mandarla a casa perché sicuramente i soldi li avrebbe portati, e Gianfranco, Francesco e Fabrizio Gallo che avrebbero, invece, istigato a tenerla nell’appartamento fino alla consegna dei soldi.

L’arrivo della polizia

Mentre proseguivano le violenze la vittima racconta di essersi accorta che i suoi aggressori si stavano allontanando e dalle finestre sentiva il suono delle volanti della polizia. Un suono che aveva finalmente il sapore della libertà. Dopo aver raccontato quello che aveva subito in Questura, è stato chiesto al 20enne se avesse altro da aggiungere. Il giovane ha manifestato paura per via del fatto che erano stati fermati solo due dei soggetti che lo avevano aggredito. Di aver paura per le sue figlie e anche per sua madre. Oggi il cerchio, secondo la Dda di Catanzaro, è stato chiuso.