Proprio da Crotone e dal Museo e Giardini di Pitagora arriva la scure su chi stava cercando a livelli nazionali e regionali, di rappresentare le istanze di insofferenza del territorio pitagorico ai diritti alla bonifica ed alla salute. Se infatti Cinquestelle e PD stavano, sia a Roma che in Regione, cercando di dare sponda alle istanze del Comitato fuori i Veleni, Crotone vuole vivere, Legambiente ha bruciato indugi e dichiarato con il suo presidente nazionale che chi si ostina a chiedere che i rifiuti pericolosi delle ex fabbriche vadano fuori regione, di fatto, faccia il gioco di Eni e dei titolari delle discariche, facendo slittare la bonifica di altri 50 anni.

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È il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, a modo suo, a sgomberare ogni dubbio sul da farsi in vista della Conferenza di Servizi che inizia a diventare decisoria arrivando direttamente a Crotone in occasione del convegno organizzato dal suo circolo locale: «seppur legittime, non sono comunque comprensibili le istanze di chi si ostina a chiedere che i veleni delle fabbriche di Crotone se li debba prendere qualcuno a Brescia o in Sardegna». «La bonifica di Crotone è una storia infinita che invece deve finire - aggiunge l’ingegnere ambientale che ha iniziato la sua storia in Legambiente nel 1998 grazie al servizio civile - oggi su questo tema che seguiamo da tanto tempo, tanto che venni 21 anni fa a relazionare su questo stesso tema e già allora invocavamo concretezza e risolutezza».

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E se nell’intervista pre convegno che ha poi visto molti interventi conclusi dallo stesso Ciafani, nell’arco del pomeriggio ha avuto modo di aggiungere che «pensare di chiedere di esportare i rifiuti sia un modo per permettere ad Eni di continuare a posticipare l’intervento perché non c’è e non ci sarà nessun territorio in Italia, e nemmeno all’estero, che vorrà questi rifiuti perché a Gela, a Brindisi, così come a Piombino ed a Porto Marghera ci sono da gestire altri e non diversi rifiuti». Quando gli si chiede che fine debbano fare i veleni sembra avere le idee altrettanto chiare: «i veleni devono essere messi in sicurezza permanente e devono essere isolati per garantire salute, che oggi non è garantita, lo si può fare in un sito che gestisca solo l’attività di bonifica e non per altri rifiuti, e crediamo che questa discarica di scopo debba essere poi gestita dal pubblico».

Poi il dialogo a più voci al Museo e Giardini di Pitagora ha “sentito” le voci, non sappiamo quanto ignare, ma comunque non discordanti di Vincenzo Decarlo dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Crotone, di Emilia Noce, vice presidente vicario Camera di Commercio Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone, Giovanni Ferrarelli, direttore Confcommercio Calabria Centrale, Manuelita Scigliano, portavoce Forum Terzo Settore di Crotone, Vincenzo Scalese, segretario Cgil, Daniele Gualtieri, segretario generale Cisl Magna Grecia, Fabio Tomaino, segretario Generale Uil Crotone e di Laura Caccavari dell’Ordine dei dottori commercialisti. L’evento che ha poi quasi da subito “usufruito” della presenza del Commissario Straordinario dei Sin di Crotone e Cerchiara, il generale Emilio Errigo che, ovviamente, ha apprezzato anche l’introduzione della presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta ed i ripetuti interventi della moderazione di Rosaria Vazzano, presidente del circolo di Crotone.

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Così proprio dal Commissario, invitato ad intervenire anche in assise, siamo riusciti a recuperare due considerazioni comunque importanti a partire da quella che gli abbiamo proposto in apertura quando gli abbiamo girato le obiezioni circa il suo ruolo di esecutore di un piano di bonifica che dal Paur prevederebbe, per legge, la sollecitazione di una bonifica che è comunque ferma: «l’attuale Paur non è una legge, è un atto amministrativo che sottintende a leggi e normative europee che obbligano il conferimento in discarica -precisa il generale, già Commissario Arpacal- a me le discariche non piacciono ma l’arma dei Carabinieri ed il nucleo dell’Esercito stanno verificando quanto sostiene Eni circa l’impedimento a trovare soluzioni che possano concretamente rispondere all’accordo del 2019».

Così come il generale tiene poi a specificare che Eni non è stata la concreta responsabile dell’inquinamento, ma chi «per legge, se ne è dovuta far carico; ciò che non permetterò - aggiunge - è che i rifiuti continuino ad inquinare anche a bagnomaria dove stanno adesso». Ma ciò che ha tenuto a rivendicare è il suo impegno a fare, ed a fare presto: «circa tre mesi fa ho preso un impegno che confermo, perché parlavo di sei mesi entro cui la bonifica sarebbe iniziata; ed oggi vi ribadisco che se entro tre mesi la bonifica non parte, partirà una mia ordinanza che obbligherà l’immediata esecuzione per chi ha la responsabilità ad ottemperare».