La grave crisi che ha colpito i frati (o ‘monaci’ come impropriamente vengo chiamati) sembra ormai irreversibile. E colpisce ovviamente anche la Calabria. Nell’ultimo decennio abbiamo visto il forte (un tempo) ordine dei frati francescani (d’Assisi) chiudere diversi conventi. Anche i Cappuccini, ordine molto presente e incisivo in Calabria, hanno da tempo chiuso nella sola provincia di Cosenza le case di Castiglione cosentino e Scigliano, e tante sono state ridimensionate. Nelle altre province, altre chiusure e altre soppressioni. Le altre due famiglie francescane sono ridotte al lumicino.

Lo storico convento di Pietrafitta

Qualche anno fa venne chiuso lo storico convento di Pietrafitta. Nonostante una storia secolare di primissima importanza. Basti pensare che durante l’ultima guerra mondiale e nei decenni successivi ha salvato dalla miseria centinaia di giovani silani e anche del resto della Calabria. Qui si sono formati e hanno potuto studiare. Alla fine erano rimasti due Frati novantenni, e a nulla è valsa la protesta popolare. In difficoltà anche l’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.

Chiude il convento a Cutro

La vita conventuale, i voti di povertà, castità e obbedienza sembrano non attrarre più. Ora un’altra drastica chiusura: “Con dolore e sofferenza grande abbiamo deciso di concludere il nostro stare in mezzo a voi”. Cosi, dopo 400 anni, chiude lo storico convento del Santissimo Crocifisso di Cutro, un convento dei frati Frati Minori che porta il titolo del Santissimo Crocifisso di Cutro, in provincia di Crotone.

L’ annuncio proprio alla vigilia della tradizionale festa del Crocifisso che richiama ogni anno decine di migliaia di fedeli. Sulla parete del convento uno striscione: “Cutro è i suoi frati”: un appello a non abbandonare il convento che è un tutt’uno con la storia di Curtro.
La decisione di chiudere è stata presa dal vertice dei Frati minori a conclusione del Capitolo della Provincia dei Santi Martiri di Calabria che si è svolto a Mesoraca, nel convento del Santissimo Ecce Homo.

Pezzi di storia che muoiono

Ognuno di questi conventi che chiudono, rappresenta una storia importante che muore. I frati ovunque sono molto popolari e apprezzati. Le loro attività nei secoli sono sempre state a favore dei bisognosi e degli ultimi, i loro conventi hanno dato ospitalità e da mangiare a tantissime persone ogni anno. Nelle chiese conventuali sono inoltre conservati tesori artistici di grande valore, che ora sono rimasti incustoditi oppure sono stati portati in altri luoghi.

Una storia triste, segno di un tempo che non concede più nulla ad una tradizione antica, ad una fede fatta di grande riservatezza, di rinunce, di amore verso le comunità.

Non c’è nulla da fare: fino a quando non si tornerà ad apprezzare lo spirito francescano di vivere lontano dal mondo ma nel mondo, soprattutto senza possedere nulla se non una stanzetta del convento in cui vivono. Ma per qualche anno, perché poi devono essere trasferiti in un altro convento, dove troveranno accoglienza e un letto. Nulla più.

La crisi dei conventuali è cominciata nella seconda parte del ‘900, con l’avvento della modernizzazione, della secolarizzazione e del consumismo. Il tutto nel materialismo imperante che ha cancellato la forza dello spirito, della fede e della preghiera.

Un segnale lo ha voluto dare, con la sua elezione, Papa Bergoglio, prendendo il nome di Francesco, un chiarissimo riferimento al santo di Assisi, come se avesse voluto indicare una via maestra per professare la propria fede e per vivere la spiritualità in un’epoca di grande crisi. Ma nemmeno questo è servito.

Le celle dei frati chiudono una dopo l’altra. I seminari sono deserti da tanto tempo, i fedeli latitano.