Concorso esterno in associazione mafiosa e abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa. Sono i reati contestati all’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, fra gli arrestati dell’inchiesta “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri.

In queste ore il prefetto di Vibo Valentia, Francesco Zito, sta valutando il possibile invio di una commissione di accesso agli atti nei Comuni di Vibo Valentia, Zungri e Pizzo Calabro alla luce di quanto emerge dall’inchiesta “Rinascita-Scott” e di quanto messo nero su bianco dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore, Nicola Gratteri, che ha chiaramente evidenziato il livello di infiltrazioni mafiose nei tre enti locali, non tralasciando neanche quanto emerso nel corso dell’ultima campagna elettorale (per come riportato nell’inchiesta “Rinascita”) in altri Comuni come Filandari, Sant’Onofrio e Maierato. 

Sul Comune di Pizzo, tuttavia, la Prefettura potrebbe prendere in considerazione non solo gli atti dell’inchiesta “Rinascita-Scott”, ma anche l’informativa redatta dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e confluita nell’operazione “Via col vento” sull’affare dei parchi eolici. 

Per tale operazione, il 9 settembre scorso il gip distrettuale di Catanzaro (a cui gli atti dell’inchiesta sono stati poi trasferiti per competenza) in abbreviato ha condannato a 11 anni e 4 mesi di reclusione Giuseppe Evalto, 56 anni, nativo di Spilinga, ma residente a Pizzo, ritenuto responsabile di alcuni episodi estorsivi aggravati dal metodo mafioso.

Secondo i magistrati, sarebbe stato l’imprenditore Giuseppe Evalto il riferimento del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, per rapportarsi con le grandi imprese che avevano ottenuto l’appalto per la costruzione dei parchi eolici.

Attualmente, Giuseppe Evalto è anche sotto processo a Vibo Valentia nell’ambito del processo nato dall’operazione antimafia “Costa Pulita”.

Le intercettazioni tra Callipo ed Evalto

Diversi nell’informativa “Via col vento” i riferimenti al legame fra Giuseppe Evalto ed il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo. 

«Giuseppe Evalto aveva anche rapporti con il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, per svariati motivi. In un’occasione – sottolineano gli investigatori – veniva avvicinato per strada da un individuo, il quale chiedeva un suo intervento per ottenere una concessione comunale. Ecco i passaggi più significativi dell’intercettazione: “U: Ah Pino! Ma tu il sindaco lo vedi?; Evalto: Dimmi, che hai bisogno?; U: Gli devi dire di liberarmi quei…quei cosi…quei locali sotto la piazzetta, che sto morendo di fame!; Evalto: Allora, vedi domani mattina, se non mi vedi qua vieni all’ufficio! Che andiamo al Comune!”».

Secondo le indagini degli inquirenti, Giuseppe Evalto era anche uno degli organizzatori della festa patronale di Pizzo e per tale si occupava anche delle serate musicali e dei fuochi d’artificio. Dialogando per strada con un individuo, gli spiegava come stava recuperando i fondi per sovvenzionare le serate.

«Dal dialogo era possibile cogliere due aspetti importanti, il primo – spiegano gli investigatori – era quello riguardante il gruppo di Nicotera, in quanto nel corso delle indagini è emerso che Evalto si recava spesso in quel comune da Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, e pertanto non si esclude che la collaborazione tra i due si esplicasse anche mediante l’offerta di una serata musicale per la festa patronale».

Il secondo aspetto riguardava Gianluca”, identificato in Gianluca Callipo, eletto sindaco di Pizzo il 7 Giugno 2012, ma anche assessore provinciale al Turismo, allo Sport e alla Programmazione comunitaria dal 2008 al 2012. Grazie al ruolo politico ricoperto a livello provinciale, Callipo – sostengono i carabinieri – avrebbe finanziato una serata per la festa patronale, e di ciò ne parlava Giuseppe Evalto anche con il primo cittadino. 

Ecco l’intercettazione: «Evalto: Il signor sindaco nostro!; Callipo: Oh, ciao, come stai Pino?; Evalto: Bene! Sei desiderato qua sopra alla Pietà, siamo tutta la comitiva qua. Callipo: No, adesso non riesco a venire. Evalto: e per la serata della Provincia mi mandi per giorno quindici…un gruppo!… sì, vai… fai tu… per il giorno quindici…va bene? Callipo:…del gruppo musicale, abbiamo parlato!Evalto: Sì, musicale, quello è della Provincia e quello vedi tu per la serata…del complesso; Callipo: adesso vediamo che troviamo, ok, va bene!; E: Va bene? Almeno, allora, fai una cosa, se questo incarico glielo do… dell’illuminazione e… almeno mandami un complesso buono a… qua sopra, che siccome Michele deve arrostire le salsicce… almeno c’è il complesso buono e arriva pure gente qua sopra, no?; Callipo: Va bene, va bene, ci sentiamo però!».

Colloquiando telefonicamente con il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, Evalto studiava quindi il modo migliore per ripartire le spese, tra cui 4mila euro per l’illuminazione. Secondo gli inquirenti, «più anomalo era l’intervento in favore di Evalto e, sicuramente, anche dei suoi congiunti, pure loro imprenditori, che non era stato del tutto soddisfacente, in quanto li aveva coinvolti solo «in quella cazza di cosa delle case popolari».

Evalto
 dimostrava poi con terze persone «di poter interagire con confidenza con Gianluca Callipo, come dimostrano anche alcuni dialoghi telefonici: «M: Io ti ho chiamato che sono qua al Comune di Pizzo, che ho l’appuntamento con il sindaco, hai capito?; Evalto: Ho capito, vai, digli a nome mio, va’!”.

Il “curriculum” di Evalto

Gli inquirenti non trascurano quindi di evidenziare la “biografia” giudiziaria degli Evalto. Il padre Domenico (cl. ’35), originario di Seminara e poi trasferitosi a Vibo Valentia, è rimasto coinvolto nel 2002 nell’operazione antimafia “Prima” della Dda di Catanzaro, unitamente ai boss Rocco Anello di Filadelfia e Damiano Vallelunga di Serra San Bruno.

Un fratello di Giuseppe Evalto, ovvero Francesco Evalto, è stato invece consigliere comunale a Vibo Valentia con Forza Italia (prima amministrazione del sindaco Elio Costa) ed è rimasto coinvolto nello scandalo della compravendita degli esami all’Università di Catanzaro (prescritti i reati di corruzione e falso).

Altro fratello, Antonino Evalto, ha invece sposato la figlia del defunto boss di Vibo Valentia, Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”, sorella quindi di quello che viene considerato dagli inquirenti come l’attuale reggente dell’omonimo clan, ovvero Paolino Lo Bianco, arrestato nell’operazione “Rinascita-Scott” (già condannato in via definitiva per mafia nell’operazione “Nuova Alba”).

Nel gennaio del 2018, infine, la Guardia di finanza – con il coordinamento del pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo – ha eseguito il sequestro di beni per migliaia di euro alla famiglia Evalto ed in particolare una serie di società attive nel settore dei trasporti e del calcestruzzo. Fra gli indagati, i fratelli Francesco Evalto, 59 anni, Rocco Evalto, 60 anni, e Michele Evalto, 48 anni, tutti accusati di concorso in bancarotta fraudolenta. Alcune imprese e società della famiglia Evalto (Francesco e Michele) sono inoltre destinatarie di interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Vibo Valentia.