“Se quando un detenuto esce dal carcere è uguale a quando è entrato lo Stato ha perso”. Antonio Saladino è giovanissimo, ma ha già vissuto più di una vita. Due le volte in carcere, passando da un estremo all’altro della penisola, intervallate da due processi di riqualificazione di spazi urbani con un solo obiettivo: lavorare ai fianchi il brutto, il degrado, ciò su cui è difficile che gli occhi si vogliano posare e affinarlo, trasformarlo con il bello, i colori, l’arte.

 

La sua è una vita di chiaroscuri, di momenti tragici e di finestre di bellezza create da lui stesso. Il tutto in un percorso accidentato, in cui in tanti guardano a distanza, con il filtro della diffidenza verso un ex detenuto e nessuno tende una mano.

 

L'arresto

Antonio ha 22 anni quando viene arrestato per spaccio a Bologna. E’ il 2009 e le persone che frequenta sono da tempo intercettate in quella che diventerà nota come l’operazione “Bad Boys’. Si ritrova in qualcosa ben più grande di lui e affronta le sue prime sbarre a San Vittore. “Una realtà da brividi- ci dice – qualcosa a cui penso ancora con orrore”. Un orrore che mette in moto la sua voglia di riscatto, che diventa cibo per la sua dignità. Appena uscito dal carcere Antonio decide di terminare gli studi che aveva interrotto anni prima. Si iscrive ad una scuola serale di Monza e consegue il diploma.

Il rientro in Calabria e la nascita di 'Squad Rebel'

Quando torna in Calabria, nella sua terra, a Lamezia, la sua visione è completamente diversa. Il degrado genera degrado, si sa, ed ecco allora che dove c’è il brutto Antonio inizia ad immaginare il bello. Mette su la cooperativa Medina, raccoglie attorno a sé ragazzi ed artisti ed inizia una vera e propria opera di riqualificazione del quartiere Razionale. Si tratta di un quartiere popolare nel centro della città della Piana, a pochi passi dal campo rom di Scordovillo. Quel blocco di case cadente, cupo, quasi grottesco, diventa un tripudio di colori e di murales che inneggiano alla vita.

 

Di nuovo in carcere

Ma la corsa di Antonio si interrompe bruscamente. A fermarlo, nel 2014, è nuovamente la Polizia. Viene arrestato per scontare una condanna che lui afferma di avere già pagato. Un reato di cui si sarebbero occupate due procure. Viene definito latitante nelle note diffuse dalla Polizia agli organi di stampa, ma lui non si è mai nascosto, anzi. La carta stampata, il web, i social, parlano della sua avventura nel quartiere Razionale, parlano di Squad Rebel, il progetto che ha messo su.

 

Antonio rientra in cella questa volta a Siano. Qui, rispetto a San Vittore, è tutto diverso. “Stai in cella solo se ci vuoi stare – spiega – ci sono tantissime attività offerte dalla struttura per darsi da fare, per non rimanere chiuso”. Decide di reagire, di prepararsi per il suo ritorno alla vita reale. “Ho pensato che se mi era successa una cosa del genere doveva esserci un motivo, nulla succede per caso”, ci risponde con un fatalismo di fronte a cui non è possibile non rimanere stupiti.

La voglia di riscatto

“Passavo tantissimo tempo a leggere, ad acculturarmi, ad accumulare conoscenze che potessero essermi utili fuori – racconta - allo stesso tempo insegnavo a leggere e a scrivere a chi non lo sapeva fare”.

Il deserto quando viene scarcerato

Quando viene scarcerato nulla è come aveva sperato che fosse. Di quel progetto che aveva avviato non è rimasto più nulla. Delle persone che aveva raccolto attorno a sé ognuna ha preso strade diverse. Inizia a cercare lavoro ma con scarsi risultati. “La società vive un detenuto come un delinquente – ci spiega - a volte avevo anche vergogna a chiedere un’occupazione immaginando quello che potevano pensare di me”.

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La nascita di "Rebel Green"

Antonio decide allora di partire da se stesso. “Ho fatto auto inserimento sociale visto che nessuno me ne offriva la possibilità- ci racconta – mi sono reinventato e ho ricominciato dalla riqualificazione”. Antonio porta il verde nei locali, nei negozi, nei bar, nella palestre. E con il colore, le forme, l’arte interviene riattualizzando completamente l’aspetto di questi, crea nuove cornici. Un progetto che sta prendendo piede anche se ogni giorno per Antonio è una lotta, un confrontarsi con il suo passato. “Il passato non scompare, non si dimentica, però sono sicuro che ce la farò”.

 

Tiziana Bagnato