«Spregiudicato nel perseguire il proposito delittuoso approfittando della propria posizione, maturata nel contesto politico e amministrativo, per finalità di profitto estranee alla tutela del bene pubblico». Così viene descritto l'ex assessore allo Sport del Comune di Catanzaro Giampaolo Mungo, nelle motivazioni della sentenza che lo hanno condannato lo scorso maggio a 9 mesi di reclusione per il reato di influenze illecite.

L'inchiesta

Il procedimento penale si origina da una denuncia presentata dal presidente di una associazione sportiva del capoluogo, Antonino Lagonia, (rinviato a giudizio), nei confronti dell'ex assessore con deleghe allo Sport il quale si sarebbe avvantaggiato della sfera di influenze derivanti dalla sua carica di assessore, svolta dal febbraio 2013 fino al luglio 2017, facendosi promettere e nei fatti ottenere diverse utilità. 

Le motivazioni

La conferma arriva oggi anche nelle motivazioni depositate dal gup del Tribunale di Catanzaro, Gaia Sorrentino: «È oltremodo plausibile che Lagonia si sia rivolto a Mungo per ottener protezione e che quest'ultimo gliel'abbia effettivamente assicurata grazie alla sua influenza nel settore maturata con l'esperienza politica. Tale protezione - prosegue il gup - ottenuta tramite la sfera di influenza di Mungo assume carattere penalmente rilevante con riferimento agli accadimenti a far data dal luglio 2015. In prossimità di tale data le parti hanno concretizzato un accordo remunerato necessario all'intercessione presso gli attori pubblici competenti per il mantenimento in essere dell'affidamento (ndr della gestione della piscina comunale)». 

Il versamento di denaro

«La distanza temporale tra l'originaria richiesta di protezione (risalente all'ottobre 2014) e il versamento della prima tranche di denaro (luglio 2015) può invero trovare una plausibile spiegazione nella misura in cui tali somme venivano richieste per mantenere la protezione offerta da parte di Mungo. Non può negarsi che la corresponsione di tali utilità si inserisca in una complessa procedimentalizzazione con il coinvolgimento di numerosi soggetti. La lettura congiunta e non parcellizzata degli elementi di prova consente di affermare che vi sia stata una remunerazione, in favore di Mungo, da parte di Lagonia quanto meno negli anni 2015/2016 attraverso l'assunzione di Salvatore Veraldi (ndr rinviato a giudizio) essendo fittizio il rapporto di lavoro apparentemente avviato al solo fine di dissimulare il versamento di somme di denaro in favore del primo; nonchè attraverso l'assunzione della figlia (ndr di Mungo) allora fidanzata con Veraldi».

La protezione

«I pagamenti nei confronti del Veraldi (quantificabili almeno in 15mila euro) devono infatti ritenersi privi di causa e trovano plausibile spiegazione nell'intervenuto accordo tra i due, in ragione delle entrature di Mungo nell'amministrazione comunale, utilizzate per favorire il primo. Del resto è dato oggettivo che l'imprenditore Lagonia abbia beneficiato di tale protezione in pregiudizio di altre società già operative nel settore. Pregiudizio che in ogni caso non costituisce elemento costitutivo del delitto contestato, il quale sanziona il mero accordo tra privato e imprenditore. 

«Alla luce di tali considerazioni si ritiene fondata l'ipotesi accusatoria con riferimento alla circostanza che la dazione di somme di denaro, veicolate tramite Veraldi, siano state prive di una effettiva causa trattandosi al contrario di un sistema per effettuare delle elargizioni di denaro da fare pervenire a Mungo».