La premier è stata la prima a varcare la soglia del municipio, seguita da vicino da Salvini e Tajani. In piazza degli Scacchi invece un cordone di forze dell'ordine in assetto antisommossa ha sistemato i manifestanti che attendevano il corteo
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In fila ordinata dietro una transenna o assiepati sui balconi affacciati sul corso principale del paese. I cittadini di Cutro hanno atteso per ore l'arrivo dei ministri del governo Meloni, calati in paese a quasi due settimane di distanza dal naufragio di Steccato per una riunione straordinaria nei luoghi del disastro.
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E così, come se si trattasse della processione del Santo del paese, frotte di vecchietti in giacca e cravatta e signore elegantissime, hanno fatto la posta a Meloni e Salvini tenuti a bada da un servizio d'ordine fatto di decine di agenti. E proprio come durante una processione, una parte della cittadinanza ha a lungo applaudito i rappresentanti del Governo quando sono spuntati dai pulmini neri che li hanno accompagnati fino al palazzo comunale. Una sorta di processione laica a cui mancava solo la banda del paese. La premier è stata la prima a varcare la soglia del municipio, seguita da vicino da Salvini e Tajani, e l'unica che si è girata a salutare quella claque improvvisata che, per non farsi mancare proprio niente, ha steso su uno di balconi vicini, un muro di bandiere e manifesti di Fratelli d'Italia.
Diversa la situazione invece poche decine di metri più in là, in piazza degli Scacchi, dove un cordone molto spesso di forze dell'ordine in assetto antisommossa ha sistemato la cinquantina di manifestanti che attendevano il corteo con manifesti e slogan di protesta. «Siamo qui per stare vicino alla gente di Cutro - hanno gridato al passaggio del corteo - e stare vicino ai calabresi tutti che evidentemente, come i migranti morti il 26 febbraio, sono stati altrettanto irresponsabili visto che anche loro, anche noi, siamo entrati da illegali negli Usa e in Sud America».
Alla protesta pacifica e rumorosa - durante l'attesa sono state recitate diverse poesie di artisti calabresi costretti anche loro ad emigrare per fame e disperazione - alcuni dei manifestanti hanno tirato verso le auto dei rappresentanti politici, peluche e bambolotti di plastica: molto simili a quelli affondati con i bambini migranti e riputati dal mare sulla spiaggia poco distante.