I particolari emersi nel luglio 2016 nell’ambito dell’operazione “Alchemia” e rievocati nella testimonianza del luogotenente della polizia Salvatore Farina a Palmi nel processo contro le cosche della Piana
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Telefonate, cene, incontri frequenti. Tutti particolari emersi nel luglio 2016,quando la Procura di Reggio Calabria coordinò l'operazione “Alchemia” e chiese, nel giro di quattro giorni, l'arresto dell’allora senatore Antonio Caridi. Ieri, il luogotenente della polizia di Genova Salvatore Farina ha testimoniato davanti al tribunale di Palmi, dove si sta celebrando il processo ai clan Raso, Gullace, Albanese di Cittanova e Parrello-Gagliostro di Palmi. Farina ha firmato l'informativa confluita nell’ordinanza del gip reggino, nella quale si parla ampiamente del presunto sostegno elettorale che la mala di Cittanova avrebbe dato per l'elezione di Caridi alla Regione nel 2010.
La posizione dell'ex senatore, però, è stata stralciata dal processo Alchemia perché per il gip era stata assorbita dal procedimento Gotha, scattato quattro giorni prima e per il quale era stato chiesto l’arresto di Caridi, concesso dal senato il 4 agosto 2016. Farina ha ricostruito in due udienze quanto annotato nell'informativa, parlando del presunto appoggio che la cosche di Cittanova, attraverso Girolamo “Jimmy” Giovinazzo e Girolamo Raso, avrebbe dato a Caridi. Alla base delle accuse ci sono una serie di intercettazioni telefoniche e il monitoraggio di incontri e cene elettorali che Giovinazzo avrebbe organizzato per la raccolta voti in favore di Caridi.
L’investigatore, nell’informativa, definisce «cospicua…l’attività di propaganda elettorale effettuata dal Giovinazzo Girolamo a favore di Caridi Stefano…come ampiamente rilevabile da numerosissime telefonate…tutte transitate sull’utenza…in uso a Giovinazzo “Jimmy”».
Quindi cene e incontri anche con un soggetto di Melicucco, Carmelo Costa nella cui masseria Giovinazzo avrebbe accompagnato Caridi. Un anno dopo, la Dda fece arrestare Costa per associazione mafiosa