«L'avvocato Giancarlo Pittelli viene condannato per quello stesso reato rispetto al quale solo pochi mesi fa la Corte di Cassazione prima, ed il Tribunale per il Riesame subito dopo, avevano escluso la sussistenza anche solo di indizi gravi di colpevolezza». Così i legali dell'ex parlamentare di Forza Italia - gli avvocati Giandomenico Caiazza, Salvatore Staiano e Guido Contestabile - subito dopo la sentenza di primo grado del maxiprocesso Rinascita Scott che vede il loro assistito condannato a 11 anni (la Procura ne aveva chiesti 17). 

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Secondo gli avvocati, «tanto basta a far comprendere, a tutti coloro che abbiano la onestà intellettuale di volerlo fare, quanto questa condanna fosse ad ogni costo indispensabile per salvare la credibilità della intera operazione investigativa Rinascita Scott. Sono dinamiche - proseguono - che abbiamo drammaticamente imparato a conoscere in altri clamorosi casi giudiziari, a cominciare da quello di Enzo Tortora; e da quei casi giudiziari abbiamo anche imparato che, alla fine, l'innocenza dell'imputato verrà riconosciuta, seppure con imperdonabile ritardo, e dopo aver causato danni incommensurabili. Questo sarà, da subito, il nostro ancora più determinato impegno, questa la nostra certezza».

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L'avvocato di Giamborino: «Spero nella fine periodo buio giustizia calabrese»

E al termine della lettura della sentenza è arrivato anche il commento del legale dell'ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Per lui la Procura aveva chiesto 20 anni, il Tribunale di Vibo lo ha condannato a 1 anno e 6 mesi per traffico di influenze illecite tolta l'aggravante. «L'assoluzione dell'ex consigliere regionale Pietro Giamborino dalla grave accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso - scrive l'avvocato Enzo Belvedere -, ripercorre ciò che la suprema Corte di Cassazione aveva già stabilito anni or sono in sede cautelare. Inutili angosce processuali, fanno venire in mente il motto di Carnelutti: il processo è già pena! Speriamo che sia terminato il periodo buio della giustizia calabrese e che, tosto, si ripristini la valenza della prova sin dalla fase delle indagini preliminari, prima di giungere a carcerazioni preventive inopinate».