Il torrente Sant'Anna, a Vibo Marina, ormai sfocia in un... autospurgo. Da alcuni giorni, ogni mattina poco dopo l’alba, gli operai di una ditta di Lamezia specializzata in servizi ambientali, tra cui anche l’aspirazione di fanghi e liquami, si presentano alla foce del torrente per svuotare parte dell’invaso che si è creato poco prima che il Sant’Anna si disperda in mare. Una "piscina" nera e maleodorante alimentata nel corso della giornata da ciò che scorre nell'alveo del fosso, da qualche settimana anche al centro di indagini attivate dalla Procura di Vibo Valentia. In attesa che i magistrati verifichino ipotesi di reati ambientali e sversamenti abusivi, la portata del Sant’Anna si è ridotta ma, nonostante ciò, il flusso di liquami non si è mai fermato. Ora, più che un torrente in piena, assomiglia sempre più al vicino fosso Antonucci, dove da anni si è creata una sorte di palude immobile e malsana, ostruita da un terrapieno di sabbia oltre il quale i liquami tracimano verso il mare solo in caso di forti precipitazioni.

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Negli anni passati, anche sul fosso Antonucci gli autospurgo del Comune erano una presenza costante. Ora la scena si ripete al Sant’Anna, per mettere una toppa a un problema che è ben lontano dall’essere risolto. «È sempre la stessa storia – sottolinea amaramente Emanuel, un residente che abbiamo incontrato di buon mattino mentre gli operatori dell’autospurgo erano al lavoro -. Quest'anno c'è un po' più di interesse e questo è un bene. Ma non capisco come interventi di questo tipo possano essere considerati validi. Vedere un autospurgo aspirare dal letto di un fiume è una cosa che fa un po' ridere. Apprezziamo la volontà di risolvere il problema, ma è a monte che bisognerebbe intervenire perché questo schifo viene da su. Certo, l’acqua è stata anche più sporca e nera di questa, ma di certo questa roba non è acqua depurata».

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A spiegare perché si sia deciso di intervenire così è il comandante della Polizia municipale, Michele Bruzzese: «Nel corso degli ultimi sopralluoghi abbiamo riscontrato una sorta di bacino che si è formato in prossimità della foce, dove l’acqua ha cominciato a ristagnare. Si è deciso quindi di intervenire aspirando i liquami e i fanghi, per caratterizzarli e smaltirli secondo le procedure di legge. Un intervento ormai in via di conclusione, che è servito a risolvere una criticità che non poteva attendere, proprio nella volontà di salvaguardare l’ambiente». Sulle indagini in corso, Bruzzese non si sbottona, anche se dal suo tono e dalla chiara volontà di tagliare corto, sembra di capire che ci siano novità in vista: «Ho presentato un’informativa alla Procura che sta indagando, di più non posso dire. Sarà il procuratore a informare l’opinione pubblica quando sarà il momento». Continua a leggere l'articolo su Il Vibonese