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Rappresenta l’emblema della scarsa considerazione in cui è tenuta Mileto, ma anche il simbolo dell’approssimazione con cui l’Anas cura gli aspetti della comunicazione culturale sull’ex A3, oggi divenuta A2-Autostrada del Mediterraneo.
“Santuario alla Madonna di Paravati”. Questo lo stringato testo che si legge sul mega cartellone posto allo svincolo di Mileto. E dire che il Comune mesi fa si era mosso chiedendo di provvedere all’installazione di un elemento pubblicitario nell’ambito del progetto di valorizzazione degli itinerari turistici, vista la totale “dimenticanza” e l’importanza socio-culturale della cittadina normanna.
La cartellonistica a quel punto è stata inserita, ma evidentemente i preposti dell’Anas non hanno trovato il tempo di “studiare”, d’informarsi del fatto che il territorio comunale di Mileto offre un patrimonio di fede e di cultura d’inestimabile valore. Sede dal 1081 della prima diocesi di rito latino del meridione d’Italia, oggi propone una maestosa basilica-cattedrale e altri importanti complessi ecclesiastici, tra cui una serie di ottocentesche strutture architettoniche.
Elevata nell’anno mille da Ruggero I il normanno a capitale della propria contea, ancora oggi da questo punto di vista Mileto vanta l’unico Parco archeologico medievale del Sud, sito che ha ospitato l’antica urbe abbandonata nel 1783 in seguito al nefasto terremoto che si abbatté nell’area, e il Museo statale, vero scrigno di preziosi reperti del glorioso trascorso normanno, e non solo. Ma, evidentemente, di tutto questo i preposti dell’Anas non erano a conoscenza, sapevano solo di un fantomatico“Santuario alla Madonna di Paravati”.
Un errore marchiano, tra l’altro, visto che appare chiaro che ci si riferisce alla “Villa della Gioia”, sorta nella ridente frazione di Mileto grazie al carisma della mistica con le stigmate Natuzza Evolo, dove ad oggi purtroppo esiste solo una chiesa in attesa di consacrazione. Sul territorio comunale in effetti un santuario esiste, ed è quello dedicato nella città capoluogo a “Maria Santissima della Cattolica”. Sperare che venisse inserito, però, a questo punto era, forse… chiedere troppo.
Giuseppe Currà