C’è Adele, c’è Fabiana, c’è Mary, c’è Antonella. Nomi in mezzo alle altre. Nomi che la Calabria e il Paese intero non possono e non devono dimenticare. Ragazze giovani, alcune giovanissime, il cui sorriso è stato cancellato per sempre da chi ha deciso che qui, su questa Terra, non dovevano più vivere. Storie di gelosie, di amori malati, di amori morbosi che stringono fino a togliere il respiro. Storie di orrore. Storie di dolore per chi va e per chi rimane. 

 

Adele è una ragazza di soli 25 anni, uccisa a poche ore dal suo compleanno da chi giurava di amarla, che voleva tornare con lei, perché senza non poteva vivere. Uccisa a bastonate e lasciata morta ai piedi di un ulivo.

C’è Fabiana. Lei è una piccola donna, ha solo 16 anni quando viene bruciata viva dal fidanzato appena 20enne. Viene accoltellata, data alle fiamme e lasciata sola, agonizzante, in un casolare abbandonato. È il femminicidio di una bambina.

Poi c’è Mary. Lei ha sposato l’uomo che credeva essere il compagno della sua vita. Con lui crea una famiglia, con lui ha tre bambini. Ma è troppa la gelosia che acceca quell’uomo, così tanta da ucciderla con due colpi di pistola.

Antonella invece viene massacrata nel giorno della festa delle donne. Un omicidio efferato per il quale verrà arrestato il vicino di casa.

La lista delle donne che oggi non possono più gridare aiuto è lunga, anzi è lunghissima. Impossibile citarle tutte. A questa lista se ne aggiunge un'altra, c'è quella delle donne che gridano in silenzio, che subiscono senza ribellarsi, che sono vessate, umiliate, maltrattate, che vivono una non vita, che vivono nella spirale delle violenze più inaudite. E poi ci sono loro: le donne sopravvissute all’inferno. Donne salvate dagli inferi come la giovane schiavizzata a Gizzeria, e donne la cui ribellione è rimasta sorda alla società, donne come Maria Antonietta che aveva avuto il coraggio di denunciare più volte quell’amore malato, lo stesso che però in sfregio alla legge ha violato i domiciliari per tentare di ucciderla nel peggiore dei modi, dandole fuoco con della benzina. Oggi Maria Antonietta dal letto dell’ospedale dove è ancora ricoverata è una sopravvissuta, una combattente che lotta per se stessa e per tutte le donne affinché abbiano il coraggio di denunciare perché «il vero amore non lascia lividi».

 

Oggi è il 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne. Una giornata, una data importante ma pur sempre una data dove spesso la retorica di frasi fatte la fa da padrone. Lungi dallo sminuire il significato più nobile della giornata, c'è l’esigenza di porre in atto serie riflessioni su un fenomeno che sta assumendo contorni sempre più allarmanti e c'è l'esigenza di farlo 365 giorni all’anno attraverso cultura, sensibilizzazione e consapevolezza. Affinchè il 25 novembre sia tutti i giorni. Se non indosseremo le scarpette rosse tutti i giorni, se tutti i giorni non useremo la panchina rossa per sederci e riflettere, allora la missione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sarà miseramente fallita, e la morte di Adele, Fabiana, Mary, Antonella e di tutte le altre sarà stata vana.