Il procedimento vede tra gli imputati anche il sindaco sospeso Marcello Manna. La delibera della Giunta: «Non abbiamo nulla da temere, salvaguarderemo i cittadini che rappresentiamo»
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L’amministrazione comunale di Rende ha deciso di costituirsi parte civile nel processo Reset, che vede tra gli imputati anche il sindaco sospeso Marcello Manna. Lo ha deliberato questa mattina la Giunta, dopo l'avvenuta notifica da parte della Procura di Catanzaro della fissazione della udienza preliminare per il prossimo 23 giugno.
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«Il comune di Rende - si legge nel documento deliberato dalla Giunta -, nella qualità di “persona offesa” dai reati di cui ai capi 1 e 109 del procedimento e in considerazione della tipologia dei reati contestati e dell’innegabile rilevanza, anche sociale, degli stessi, ha ritenuto che l’esercizio dell’azione civile, pure se facoltativa, sia oggi, per le ragioni che si espongono, opportuna».
«La nostra amministrazione comunale ha sempre perseguito i principi di un garantismo legato alle fonti primarie del diritto e, in primis, alla nostra Costituzione. Non riteniamo infatti che le battaglie politiche si possano fare sul terreno della giustizia: a testimonianza di ciò la scelta di non costituirci parte civile nel procedimento “Sistema Rende” che, oltre a vari esponenti della criminalità organizzata, vedeva imputati due ex sindaci della città, Sandro Principe e Umberto Bernaudo», si afferma nella nota.
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«Sosterremo, come sempre fatto, l’accertamento della verità: non abbiamo nulla da temere e soprattutto vogliamo impedire ogni stortura o strumentalizzazione sopratutto da parte dei “professionisti dell’antimafia”, di chi tesse la trama indiziaria di contiguità alla criminalità e non ha le capacità di comprendere, purtroppo, il senso del vero contrasto al malaffare e il nostro impegno in tale direzione. Abbiamo sempre lavorato attivamente contro la mafia e le sue logiche, ci siamo sempre spesi per la cultura della legalità e della trasparenza degli atti amministrativi. È esattamente per questi motivi che, a differenza di altre amministrazioni, non abbiamo avvertito l’impellente necessità di una partecipazione in sede penale ex art. 74c. p. per mettersi opportunisticamente al riparo da voci e indiscrezioni. Il grande impegno profuso in questi anni in tale direzione ci impone dunque di salvaguardare i cittadini che rappresentiamo e, per tale ragione, abbiamo convenuto di costituirci come parte civile nell’ambito del processo Reset, consapevoli che tutti gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a quando non arriva una sentenza definitiva di condanna», conclude la nota.