È stato rinviato a giudizio per usura aggravata dal metodo mafioso e porto abusivo d'armi, Carmelo Furci, di Lamezia Terme, già condannato in appello, in seguito a patteggiamento a una pena di cinque anni e quattro mesi di reclusione e 8.000 euro di multa per usura, estorsione ed armi.
La vicenda che oggi vede coinvolto Furci in un nuovo processo, questa volta aggravato, prende le mosse da un’indagine della Guardia di finanza di Lamezia Terme, denominata “Buitre Malo” in seguito a un episodio di usura ai danni di due tabaccai lametini, marito e moglie.

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La prima indagine: usura ai danni di due tabaccai

L’inchiesta delle fiamme gialle, guidate dal capitano Valentino Luce e coordinate dalla Procura di Lamezia Terme, svelò un vasto giro di usura con conseguente estorsione. Inoltre, nel corso di una perquisizione, i militari trovarono un vero e proprio arsenale, costituito da sette pistole, due revolver e cinque semiautomatiche, tutte funzionanti, oltre a dieci caricatori e 645 munizioni di vario calibro, oltre sette quintali di artifizi pirotecnici di varia categoria, ed un ordigno esplosivo costruito artigianalmente del peso di circa ottocento grammi di micidiale potenzialità lesiva. Nella stessa circostanza gli investigatori trovarono anche 150mila euro in contanti, suddivisi in 31 “mazzette” confezionate “sottovuoto”, nascoste in un intercapedine di un mobile. Il denaro è stato confiscato e passato all’Erario insieme a un Suv e a una utilitaria.
In primo grado Furci era stato condannato a 9 anni e 7 mesi di reclusione, e 29.629 euro di multa. In seguito a concordato è stato condannato, lo scorso 27 febbraio, in appello a cinque anni e quattro mesi di reclusione e 8.000 euro di multa.

La nuova inchiesta: usura aggravata dal metodo mafioso

Ma le indagini a carico di Carmelo Furci non si sono fermate. Sono andate avanti e questa volta a coordinarle è stata la Dda di Catanzaro, poiché si ritiene che l’uomo abbia commesso usura avvalendosi del metodo mafioso «ovvero – è scritto nel capo di imputazione formulato dal pm Romano Gallo – avvalendosi della forza intimidatrice e della condizione di assoggettamento e di omertà derivanti dal vincolo associativo, con modalità tali, quindi, da evocare l’esistenza di consorterie e sodalizi amplificatori della valenza criminale dei reati commessi, circostanze agevolmente desumibili dalle modalità dell’azione esecutiva e, soprattutto, dall’effetto di assoluta omertà raggiunto nella vittima (anche presentandosi armato di pistola in occasione degli incontri con la persona offesa) – nonché al fine di agevolare la cosca di ‘ndrangheta denominata “gruppo Greco”, nel quadro di una più ampia strategia criminale volta ad espandere il dominio sul territorio di competenza e sulle attività economiche di interesse attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco delle avverse consorterie mafiose aventi analoghe mire espansionistiche».

Il rinvio a giudizio

Questa volta la vittima di usura – come emerge dalle investigazioni del Nucleo mobile del Gruppo della Guardia di Finanza lametina, al comando del Maresciallo Vito Margiotta – sarebbe un altro commerciante, legato da rapporti di parentela con i due tabaccai.
Questa mattina il gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Gallo, rigettando l’istanza difensiva avanzata dal legale di Furci, Antonio Larussa, e ha rinviato a giudizio l’imputato. Il processo avrà inizio il prossimo 29 aprile.