Giovanna Esposito è stata colpita da una donna durante il suo turno in guardia medica a Nicastro. «La violenza non è tollerabile». Insorge l'Ordine: «Si rischia la tragedia»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Siamo abituati a pazienti che se la prendono con i sanitari, che alzano la voce… ma la violenza no, non si può avallare». È ancora scossa, ma determinata la dottoressa Giovanna Esposito aggredita sabato scorso durante il turno pomeridiano di guardia medica nella postazione di Nicastro, a Lamezia Terme.
Erano le 18 circa quando una donna di origini straniere ha chiesto di potere avere una terapia farmacologica che medico ed infermiera si sono allontanati a prepararle invitandola ad attendere fuori dall’ambulatorio per diminuire i tempi di permanenza nei locali così come da norme anti Covid. Ma la donna avrebbe preteso di rimanere, dando il via ad un alterco terminato con l’aggressione fisica, l’intervento dell’infermiera prima e dei carabinieri di Lamezia Terme dopo.
La dottoressa si è poi recata in Pronto soccorso per le prime cure e ha denunciato il tutto. «La guardia medica di Nicastro si trova in una posizione privilegiata – ha spiegato a LaCNews24 il medico – dotata di videocitofono, videosorveglianza e turni con infermiera, ma abbiamo anche tantissimi accessi e quanto accaduto dimostra che c’è bisogno di maggiore sicurezza».
Sulla vicenda è intervenuto il consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Catanzaro che in una nota stampa invita le autorità competenti ad intervenire perché «tale situazione non può essere tollerata più a lungo. La sicurezza degli operatori sanitari che svolgono un pesante servizio in favore della comunità tutta non può essere ogni giorno compromessa senza che una soluzione organizzativa in senso di opportuna protezione o repressiva di deterrenza venga messa in atto. Non è immaginabile – incalza l’Ordine – che si aspetti con indolenza che, prima o poi, accada il “fattaccio” da prima pagina».
«Ci chiediamo come l’attuale amministrazione dell’Asp sia così solerte nell’applicazione, con una interpretazione unilaterale, di un accordo con effetti retroattivi di dieci anni e non riesca a porsi il problema della sicurezza dei medici. Si individuino postazioni sicure – conclude l’Ordine - si garantisca il pronto intervento delle forze di polizia in modo da poter procedere con la massima rapidità e severità nei confronti dei responsabili».