Nuovo grave episodio nel Pronto soccorso della città. La vittima è il dottor Rosarino Procopio, colpito alla schiena. L’intervento della sorveglianza aziendale ha evitato guai peggiori. L’Asp di Catanzaro: «Situazione intollerabile»
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È entrato in ospedale con un manganello nascosto nel giubbotto e lo usa per picchiare il primario durante un colloquio in Pronto soccorso. La nuova aggressione che si è consumata a Lamezia Terme è significativa di un fenomeno troppo diffuso.
La notizia è stata diffusa dell’Azienda sanitaria di Catanzaro: ieri sera intorno alle 21 il primario del Pronto Soccorso, dottor Rosarino Procopio, ha sperimentato la cieca violenza che troppi medici e infermieri sono stati costretti a subire negli ultimi mesi.
L’aggressione è avvenuta da parte dei parenti di una degente che doveva essere dimessa dal Reparto di Osservazione breve intensiva; il dottor Procopio, durante il colloquio con i familiari, stava spiegando che il periodo di osservazione clinica era terminato, l’iter diagnostico concluso e la signora poteva rientrare a domicilio con la terapia prescritta dai sanitari. A quel punto uno dei tre parenti che erano presenti al colloquio, L. S., ha cominciato a inveire contro il sanitario opponendosi alla dimissione; quando il sanitario si è girato per rientrare nella sua stanza lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.
Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli uomini della sorveglianza aziendale, gli agenti del posto di polizia del pronto soccorso e agenti del Commissariato di Polizia che stavano scortando un paziente. Accertamenti sull’episodio sono in corso tuttora da parte della Polizia di Stato; l’Azienda sanitaria sta seguendo la vicenda garantendo la tutela legale al sanitario, in attesa di costituirsi parte civile contro l’autore dell’aggressione.
«L’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro esprime profonda solidarietà al dottore Rosarino Procopio; condannare un’aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l’utenza. In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva, non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso. L’Azienda farà come sempre la sua parte», comunicavo i vertici della Azienda Sanitaria.