Due imprenditori di Lamezia Terme, Alberto Crapella e Giancarlo Cuiuli, hanno patteggiato, davanti al gup Francesco De Nino, una condanna, rispettivamente, a un anno di reclusione e 7 mesi e 10 giorni, entrambi beneficiando di una diminuzione della pena per la per la scelta del rito, della pena sospesa e della non menzione sul casellario giudiziale. Erano accusati, il solo Crapella, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ed entrambi di truffa ai danni dell’Inps.  
Una terza persona, Melania Verso, che risponde di entrambe le accuse, è stata rinviata a giudizio.

Lo sfruttamento di quattro lavoratrici

Le indagini risalgono al 2018, anno in cui il Gruppo della Guardia di Finanza – Nucleo Operativo – Nucleo Mobile – di Lamezia Terme ha fatto scattare l’attività investigativa nei confronti di due coniugi, Verso e Crapella, titolari di un esercizio commerciale nel centro di Lamezia Terme. Secondo l’accusa i due sottoponevano quattro donne, loro dipendenti, a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Le condizioni di sfruttamento consistevano nella reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dal Ccnl, riportando in busta paga un numero di ore di lavoro minori rispetto a quelle realmente prestate; riportando falsamente ogni mese la retribuzione di tredicesima e quattordicesima mensilità che di fatto non venivano corrisposte; riportando falsamente ogni mese la retribuzione del Tfr che di fatto non veniva corrisposta; costringendo le dipendenti a lavorare per diversi periodi in nero senza alcuna forma di previdenza assicurativa.

La truffa all’Inps

Inoltre, le fiamme gialle avrebbero accertato che i due imprenditori avevano creato una posizione lavorativa fittizia per un’altra persona, Cuiuli, (che di fatto svolgeva autonoma attività di commerciante) inducendo in errore l’Inps sulla effettività del rapporto di lavoro. L’Inps ha corrisposto al lavoratore, per il periodo agosto-dicembre 2019, l’indennità di disoccupazione (Nasp), ed il trattamento integrativo per 14.707,26 euro somma che è stata sequestrata a cura della stessa Guardia di Finanza su disposizione del Pubblico Ministero Giuseppe Falcone. 
Gli imputati hanno anche risarcito le dipendenti che erano state sottoposte a sfruttamento.