Il Consiglio di Stato ha decretato che si tornerà a votare solo in quattro sezioni (2, 44, 73 e 78) a Lamezia Terme, nel mese di ottobre, confermando quanto stabilito dal Tar negli scorsi mesi,  rigettando il ricorso presentato dal candidato del Movimento Cinque Stelle Silvio Zizza che se accolto avrebbe portato a nuove elezioni amministrative in città.

Solo nelle sezioni indicate (delle quali una è quella ospedaliera) il Tribunale amministrativo aveva ritenuto di dovere ritenere compromessa l’attendibilità del risultato elettorale».  Per il Tar dalle verifiche disposte era emerso  «un quadro opaco» e il dubbio di «finalità fraudolente» su tre schede.

Oggi la seconda sezione del Consiglio di Stato, (presidente Cirillo, Mazione, Ciuffetti e Guarracino consiglieri, Addesso relatore) dando seguito alla dscussione del 18 maggio scorso, ha dichiarato «inammissibile e in parte rigettato» il ricorso presentato  da Silvio Zizza, il quale aveva richiesto che venissero completamente annullate le operazioni di voto del 2019.

La sentenza ritiene poi «improcedibile l’appello incidentale» del sindaco Paolo Mascaro e del presidente del Consiglio comunale Peppino Zaffina. «Come rilevato dalla stessa difesa, infatti - scrivono i giudici - poiché la differenza tra il candidato proclamato sindaco Mascaro ed il secondo Ruggero Pegna è di ben 5260 voti e poiché il totale dei voti espressi nelle quattro sezioni in esame è di 1.267, anche a voler attribuire l'intera dotazione di voti al secondo candidato e zero a Mascaro (1.267-405 che sono i voti che il candidato Pegna ha già ottenuto nelle quattro sezioni e che non possono essere conteggiati due volte), il divario rimarrebbe in ogni caso rilevante».

Il Consiglio per diramare ogni dubbio va oltre: «Anche considerando solo le 74 sezioni in cui le operazioni di voto sono
risultate regolari, Mascario rimane candidato sindaco eletto, sicché nessuna ulteriore utilità può derivare dall’eventuale convalida delle operazioni nelle rimanenti quattro sezioni, come richiesto nell’appello incidentale».

Sulla tanto discussa “scheda ballerina” i magistrati la definiscono come «una censura nuova e, per tale ragione, inammissibile. Osserva comunque il Collegio che il rinvenimento della scheda recante una firma apparentemente difforme dalle altre non è di per sé sufficiente, ove non supportato da ulteriori elementi di riscontro, per ritenere provata l’illiceità dell’intera operazione elettorale. In assenza di elementi atti a dimostrarne il concreto collegamento con l’alterazione delle operazioni di voto nella sezione, quella della “scheda ballerina” rimane una generica ed astratta contestazione».

Nulla di nuovo quindi all'orizzonte. Al momento rimangono sospesi sindaco, giunta e consiglio comunale. Le sezioni incriminate ritorneranno al voto ad ottobre e potrebbero andare ad interessare qualche scranno dell'assise ma non toccheranno la fascia tricolore del sindaco Paolo Mascaro. Viene meno anche l'ipotesi di un ripetersi del ballottaggio, eventualità che, tra l'altro, non aveva trovato d'accordo il competitor Ruggero Pegna.