Associazioni, studenti ama anche cittadini, anziani, ammalati. È scesa in strada con un sit in davanti al Giovanni Paolo II promosso dal Coordinamento sanità 19 marzo Lamezia Terme. Un ospedale bistrattato quello lametino, sempre più espoliato e che pochi giorni fa ha visto chiudere i battenti anche  dell’ambulatorio di Ostetricia e Ginecologia.

Nei mesi scorsi avevano dovuto bloccare per carenza di personale le visite ambulatoriali anche Cardiologia e Medicina Interna. Il tutto nonostante le rassicurazioni fornite sia alle associazioni che al sindaco Mascaro su quelle che avrebbero dovuto essere assunzioni a stretto giro, in modo tale da rimpolpare l’organico e rimettere i reparti nelle condizioni di funzionare a pieno regime.

«A me sembra che si stia scientemente portando a un progressivo depauperamento della struttura per arrivare alla chiusura – ha affermato il sindaco Paolo Mascaro - Da anni si sta verificando un progressivo svuotamento. Se paragoniamo le funzioni di adesso con quelle del 2010 si nota chiaramente».

«È giunto il momento di dire basta, vedo con piacere che la comunità lametina è presente e si tratta solo di una prima manifestazione» ha aggiunto ancora il primo cittadino che ha poi ricordato come, subito dopo il suo insediamento, si sia recato dal commissario ad acta Cotticelli dal quale avrebbe avuto rassicurazioni: «Ma i fatti concreti - ha rimarcato il sindaco - sono diversi dalle parole che continuamente ci vengono fornite».

Mascaro, insieme ad alcuni componenti della giunta e del consiglio comunale, ha poi incontrato il direttore sanitario Gallucci con il quale si è confrontato in merito alle emergenze del nosocomio e del territorio.

Circa 150 mila gli utenti che compongono il bacino di Lamezia e che si troverebbero in gravi difficoltà se dovesse continuare il progressivo smantellamento dell’ospedale. «Le assunzioni sono stata autorizzate tramite dca 135 – ha spiegato Armando Cavaliere, del Coordinamento Sanità 19 marzo - undici le figure che dovevano essere assunte, ma sembra che queste non possano più avvenire per carenza di fondi. Non possiamo nasconderci sempre dietro questo dato. Vogliamo che vengano prese altre soluzioni, non la chiusura delle attività».