Riaprite il caso, 26 anni sono troppi, siamo stremati”. A parlare così è Francesco Cristiano, fratello di Pasquale, ucciso il 24 maggio 1991 insieme a Francesco Tramonte a Lamezia Terme, nel quartiere della Miraglia, mentre svolgevano il loro lavoro di netturbini.


Come ogni anno, anche oggi una corona di alloro è stata deposta accanto alla stele in loro ricordo, nei presi del luogo dell'omicidio. Lì dove vennero attinti da colpi di kalashnikov, mentre si apprestavano a scaricare un cassonetto dell'immondizia. Due persone pulite i due netturbini, che pagarono lo scotto di una guerra degli appalti. Questa l'ipotesi più accreditata, anche se ad una verità giudiziaria non si è mai arrivati.


Cristiano ha rinnovato il suo appello al Procuratore Gratteri affinché si faccia carico del caso. Ad affiancarlo il sindaco Paolo Mascaro, la coordinatrice delle associazioni Anti Racket calabresi  Maria Teresa Morano e  il padre vicario don Adamo Castagnaro. Ad assistere alla celebrazione anche Eugenio Bonaddio, il terzo lavoratore a bordo del camion crivellato e che riuscì a salvarsi.  


Una ferita lacerante per Lamezia che ancora sanguina e che è stata commemorata all'indomani dell'operazione Crisalide che con i suoi oltre cinquanta arresti ha ricordato ancora una volta alla città che coltivare la memoria non basta, perché quella piovra che ingurgita la parte migliore della società fino a ridurla a rami secchi, lavora laboriosamente tutti i giorni.


Oggi è stato anche intitolato ai due lavoratori il parco cittadino Gancia. Come evento inaugurale il regista Francesco Pileggi che ha letto della fiabe ai bambini delle scuole.

 

Tiziana Bagnato