Il rogo che qualche giorno fa è divampato nell’area di Scordovillo ha creato non pochi disagi nel vicino ospedale Giovanni Paolo II. Italia Nostra: «La bonifica da sola non basta. Serve integrazione. Ci sono decine di bambini che non vanno a scuola e nessuno fa niente»
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Non è la prima volta che accade ed è successo anche un paio di giorni fa. Si stava operando in sala operatoria nell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme quando un odore acre e insopportabile ha infestato l’aria. Era l’odore tossico di copertoni che bruciavano. E non solo quelli. Scarti di elettrodomestici e molti altri materiali venivano consumati dalle fiamme nel vicino campo rom di Scordovillo, ghetto malsano sorto negli anni ’70 in quello che oggi è un centro residenziale e strategico della città.
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Il blocco operatorio, purtroppo, è il più vicino alla discarica del campo. Hanno dovuto cambiare i filtri dell’aria. Ma anche gli altri reparti, così come molti quartieri di Lamezia, hanno sofferto per i miasmi dell’incendio, appiccato per “fare pulizia” ma anche per far posto ad altri materiali in arrivo. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare per ore per estinguere le fiamme, impiegando otto uomini e tre mezzi.
Rifiuti speciali a due passi dall’ospedale
Le immagini diffuse dall’associazione Italia Nostra Lamezia, e che qui vi proponiamo, parlano da sole. C’è di tutto: carrozzine, mobili abbandonati, una marea di copertoni, materiali in plastica, lamiere, elettrodomestici smontati, carcasse di automobili, materassi, cavi di vario genere. Alle spalle di questa discarica di rifiuti speciali ci sono le baracche del ghetto, anche queste fatte con materiali di scarto, allacciate abusivamente alla rete elettrica.
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Associazione Italia Nostra: «La bonifica da sola non basta»
Il governo Meloni ha nominato commissario per la bonifica dell’area Scordovillo il generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà. Ma Giuseppe Gigliotti, presidente di Italia Nostra Lamezia, è convinto che la semplice bonifica non basti: «Tra un anno o due ci ritroveremo punto e a capo se non si pensa a ricollocare gli abitanti del campo». Il problema, secondo Gigliotti, è duplice: la mancata integrazione della popolazione rom e la salubrità dell’ambiente in un quartiere che confina con l’ospedale, il commissariato di polizia e decine di abitazioni. «Ci sono tantissimi bambini che non vanno a scuola a nessuno fa niente», spiega Gigliotti. È del novembre 2022 la notizia dell’investimento, da parte del Comune, di 120mila euro per bonificare l’area di Scordovillo. Dopo due anni le immagini raccontano che, senza un intervento mirato a smantellare il campo e dislocare la popolazione rom su tutto il territorio, la semplice bonifica non basta. «È necessario – aggiunte Gigliotti – anche perseguire le responsabilità di tutti quei cittadini, di quelle imprese che trovano facile ed economico smaltire copertoni e rifiuti destinandoli ai rom».