I beni di Pasquale Gullo passano definitivamente allo Stato. Così ha deciso la Corte di Cassazione che si è pronunciata sulla confisca dei beni per un valore complessivo di 250mila euro. In particolare, si tratta di una villa realizzata nella zona sud di Lamezia Terme, un’autovettura intestata ad un prestanome e tutte le disponibilità finanziarie a lui intestate ed ai suoi familiari conviventi.

 

Era il febbraio del 2017, quando il Nucleo Mobile della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, all’epoca al comando di Fabio Bianco ed ora di Clemente Crisci, dava esecuzione ad un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Catanzaro, in materia di misure di prevenzione. Il provvedimento giudiziario era stato richiesto dal Procuratore Nicola Gratteri e dal sostituto procuratore Elio Romano, sulla base delle indagini condotte dalle fiamme gialle lametine. Pasquale Gullo è stato colpito dal provvedimento poiché ritenuto esponente di spicco della cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri”, i vertici della quale, proprio nei giorni scorsi sono stati attinti da analogo decreto in forza del quale i finanzieri li hanno privati delle loro ricchezze.    

 

Le indagini della Guardia di Finanza sono state condotte tra il 2016 e 2017 e hanno consentito di mettere ancora in luce la pericolosità sociale di Pasquale Gullo, la sua appartenenza alla citata ed agguerrita organizzazione ‘ndranghetistica e la sua dedizione al compimento di gravi reati, dei cui proventi ha vissuto abitualmente, anche in modo agiato, per anni. Dopo aver eseguito indagini di polizia giudiziaria finalizzate ad evidenziare gli aspetti criminali soggettivi, i finanzieri lametini, avevano poi concentrato l’attenzione investigativa sul suo patrimonio, effettuando mirati accertamenti patrimoniali e reddituali, condivisi dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, attraverso i quali sono riusciti a dimostrare che i beni confiscati sono di valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dall’indiziato, circostanze che trovano conferma con quanto sancito dalla Corte di Cassazione.

 

Non sono bastate, quindi, le perizie redatte dai consulenti tecnici di Gullo a scalfire le indagini del Procuratore Gratteri e della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, pertanto, i beni si aggiungono oggi ai numerosi altri cespiti trasferiti al patrimonio dell’erario, sequestrati e confiscati dalle fiamme gialle lametine a persone dedite al malaffare.

 

l.c.