VIDEO | Dopo le denunce di un anno e mezzo fa nulla è cambiato, anzi. Strani traffici, rifiuti di ogni tipo, senzatetto e prostituzione in un bene regionale. L’avvocato Nicotera non molla la presa: «Non mi darò pace fino a quando non si interverrà» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Era l’ottobre 2019 quando l’avvocato Giancarlo Nicotera, dopo avere provato ad accedere ad un bene regionale abbandonato da cinquanta anni, l’opificio di Sant’Eufemia a Lamezia Terme, ed essere stato minacciato da chi ci vive, riusciva ad ottenere un sopralluogo con Regione Calabria e forze dell’ordine. Quello che venne fuori fu un luogo catartico per gli appassionati di Urbex, un circo degli orrori per i cittadini comuni.
Non solo lo spreco di un oleificio costruito nel 1969, costato 9 miliardi di vecchie lire e mai entrato in funzione, ma anche all’interno un vero e proprio microcosmo di illegalità. Dall’accumulo di rifiuti di ogni tipo, all’accoglienza in condizioni di miseria da far accapponare la pelle di senza tetto, fino a tracce di riti satanici e prostituzione. Con il sopralluogo la Regione toccò con mano come un suo immobile, costruito con fondi europei, arredato con macchine sofisticate mai messe in funzione e metri su metri quadrati di impianti, fosse diventato un ghetto.
Peccato però che da allora siano passati sedici mesi e tutto taccia, anzi sia peggiorato. Dalla Regione, ci spiega Nicotera, nulla si è mosso e se prima chi ha occupato e gestisce illegittimamente lo stabile ne impediva l’ingresso con una cancellata artigianale, cani da guardia e altri metodi improvvisati per impedire l’avanzare di mezzi all’interno, ora un filo di ferro è stato posto all’inizio della via. Un modo per non fare proprio avvicinare all’area, afferma Nicotera che senza peli sulla lingua dice: «Non è possibile trattare un bene regionale in questo modo, disinteressarsene fino a questo punto. Non mi darò pace fino a quando la situazione non verrà ripristinata».
Alle spalle lo Zuccherificio
L’ex Opificio si trova alle spalle dell’ex Zuccherificio di Sant’Eufemia. Quest’ultimo funzionò per anni, diventando esempio di laboriosità nel Sud e dando lavoro a centinaia di operai. Dopo che venne dismesso, iniziò la decadenza, il ladroneggio, l’uso per fini personali. Dai barboni, allo spaccio fino ad un omicidio, lo zuccherificio mentre si discuteva della sua possibile ristrutturazione e riqualificazione, diventò un predatore. Ora gli accessi sono controllati, l’amianto è stato bonificato, ma da esempio di architettura industriale è diventato uno spettro abbandonato che attende di essere protagonista di progetti che da anni esistono solo su carta.
L'Opificio più grande della Calabria e mai operativo
L’Opificio, invece, non è mai entrato in funzione, non ha mai sentito il “gorgoglio” dei suoi macchinari per l’epoca all’avanguardia. La raffineria faceva parte integrante del progetto Feoga (Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia) che in Calabria aveva istituito altri due centri per il trattamento delle olive: il primo era a Rossano per la raccolta e il secondo a Eranova per l’imbottigliamento. L’opificio è di proprietà della Regione Calabria, dell’Esac-Arssa.Dal 2018 è stato inserito tra i beni alienabili e/o da valorizzare.
Un microcosmo di illegalità
Da fiore all’occhiello ad una piccola città con via vai di camioncini, diseredati e attenzionati dalla legge. Già nel passato qui erano stati scoperti traffici illeciti di rifiuti e le testimonianze su continui via via di camion portano a far pensare che ancora qualcosa qui avvenga. Di rifiuti, speciali e non, qui non ne mancano. Dai rifiuti ingombranti, alle biciclette, alle moto, fino a cartoni e materiale di ogni tipo. Per non parlare dell’amianto, presente ovunque.
La proposta di Ferrovie in Calabria
E pensare che qui prima scorreva la Ferrovia. Sono rimaste a testimoniarlo le traversine. A prendere parte al sopralluogo dell’otobre 2019 anche l’associazione Ferrovie In Calabria che vorrebbe ricreare l’auspicato collegamento tra Lamezia Terme Centrale e Catanzaro. Tanto, molto si potrebbe fare in un’area così vasta e ampia, a pochi passi da aeroporto e stazione. Un luogo diventato terra di nessuno.