«Era uguale per tutti, a prescindere dalle ore lavorate. Se mi stava bene era così, altrimenti aveva già un'altra persona alla quale dare il lavoro». Sintetizza così il primo approccio lavorativo un dipendente della F.M.A. Logistica e Trasporti, società che - assieme alla A.G.M. Trasporti e Ecologia - è finita oggi al centro delle indagini condotte dai militari del gruppo della guardia di finanza di Lamezia Terme.

A prescindere dalle ore lavorate

Il dipendente, le cui denunce hanno poi originato l'odierna ordinanza applicativa di misure cautelari interdittive nei confronti dei vertici delle due società lametine, riferisce infatti anche al sostituto procuratore titolare delle indagini, Giuseppe Falcone, ciò che al momento dell'assunzione gli fu chiaramente imposto: «La retribuzione sarebbe stata quella, uguale per tutti a prescindere dalle ore lavorate». A spiegarglielo a chiare lettere Francesco Argento, 56 anni di Gizzeria, amministratore pro tempore della F.M.A. Logistica e Trasporti e oggi interdetto per dodici mesi dall'esercitare impresa.

Condizioni di sfruttamento

Il dipendente non oppone diniego «in assenza di alternative pur consapevole delle condizioni riduttive, perchè un autista che fa tale lavoro dovrebbe percepire almeno 2.500 euro al mese». E, invece, secondo l'ipotesi della Procura, poi confermata anche dal Gip del Tribunale di Lamezia Terme, Emma Sonni, «i dipendenti sono stati sistematicamente remunerati in misura notevolmente inferiore a quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative ma, altresì, che le buste paghe erano elaborate non in base a reali prestazioni lavorative effettivamente espletate». 

Stipendio fisso

In particolare, dalle indagini condotte è emerso come «i datori di lavoro stabiliscano, a monte, una retribuzione fissa mensile per poi elaborare a ritroso i dati contenuti in busta paga». Il risultato è 71 dipendenti sottoposti «a condizioni di sfruttamento, senza reale retribuzione a titolo di lavoro straordinario, indennità di trasferta, maggiorazioni previste per il lavoro prestato nei giorni festivi, tredicesima e quattordicesima mensilità». Il reato contestato ai sei indagati è intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il Gip ha inoltre disposto un sequestro preventivo di beni per un valore di tre milioni e mezzo.

Licenziamento in tronco

Tutto inizia nel febbraio del 2019 quando il dipendente intento a scaricare merce presso un centro commerciale e afflitto da problemi alla schiena chiede aiuto ad un altro dipendente ricevendone però un diniego. Getta una cassa di birra in terra e viene per tale ragione licenziato in tronco da Michele Argento «il quale gli intima di non recarsi più al lavoro da quel momento senza comunicargli formalmente alcun provvedimento di licenziamento disciplinare e provvendendo al pagamento della retribuzione mensile di 825 euro per il periodo dall'1 al 16 febbraio e ciò sebbene il dipendente avesse presentato un certificato medico dovuto a lombosciatalgia dal 19 al 28 febbraio, a cui non seguiva la corresponsione della retribuzione».

Dodici ore, senza riposo

Emerge così uno spaccato di sfruttamento: «La sistematica violazione della normativa sugli orari di lavoro e sul riposo settimanale, atteso che lavorava per sei giorni a settimana almeno dodici ore al giorno con inizio intorno alle 3 fino alle 14.15». Circostanze confermate anche da tutti gli altri dipendenti interrogati dal pubblico ministero e dalle acquisizioni documentali eseguite dai militari del Gruppo di Lamezia Terme negli uffici della F.M.A. Logistica e Trasporti. Ma non finisce qui, dalle perquisizioni effettuate anche in uno studio commerciale incaricato della redazione delle buste paghe dei dipendenti spunta fuori anche un documento dal titolo: «Accordo migrazione per applicazione del Ccnl servizi logistica e trasporti stipulato in data 30.10.2012 tra Unpit, Unsic e Cisal Terziario».

L'accordo "tacito" con i sindacati

Dell'accordo sindacale - firmato da Giuseppe Argento e dal segretario provinciale della Cisal integralmente sostitutivo del Ccnl - non solo però non si trova rispondenza all'ispettorato territoriale del lavoro ma addirittura gli stessi dipendenti non ne erano a conoscenza, così come non si era a conscenza delle trattenute in busta paga operate dalle due società per la formale adesione al sindacato. «Dalle dichiarazioni rese dai dipendenti risulta che fossero inconsapevolmente iscritti al sindacato. Sul punto infatti tutti i dipendenti hanno dichiarato di non aver mai aderito a nessun sindacato». Nonostante ciò al sindacato veniva mensilmente corrisposto un contributo trattenuto dalla busta paga dei dipendenti del valore di 1.759 euro. Il bonifico bancario effettuato dalla F.M.A. Trasporti è destinato alla Cisal Terziario

Approfittamento dello stato di bisogno

«Circostanze queste - annota il Gip - che a prescindere dal rilievo penale risultano espressive della scarsa considerazione da parte sia dei datori di lavoro che degli stessi lavoratori, della libertà sindacale e, più in generale, della dignità del lavoro. Sussiste altresì l'approfittamento dello stato di bisogno in cui i dipendenti versavano in quel determinato momento da intendersi quale situazione fattuale che limita la volontà del lavoratore e lo induce ad accettare lo svolgimento di una prestazione lavorativa in condizioni di sfruttamento».