VIDEO | Un decreto dell'ex commissario ad acta ha stabilito di trasferire i laboratori a Catanzaro. Pochi giorni fa l'incontro tra Guido Longo e la scienziata Amalia Bruni ma nulla si è mosso
Tutti gli articoli di Cronaca
«Il timore è quello di non ripartire mai più». Amalia Bruni teme ormai da anni per la sorte del Centro Regionale di Neurogenetica del quale è l’anima. Ci parla dal suo ufficio nel Giovanni Paolo II con vista sul campo rom di Scordovillo. Da quella Lamezia Terme che ha scelto di non abbandonare, da quella Calabria maglia nera su tanti aspetti, ma che con il suo lavoro di ricerca, con la squadra che è riuscita ad aggregare, qualche spilletta al petto ha potuto appuntarla. Un’eccellenza vera e propria. Un punto di riferimento regionale, nazionale ed internazionale.
Il Centro di Neurogenetica dal 1997 ha puntellato la storia scientifica oltre che clinica del territorio. Non solo qui sono state seguite e curate centinaia di persone affette da demenza, ma in questi laboratori sono state fatte scoperte di straordinario valore.
Da anni però questa realtà lotta per la sopravvivenza. Prima i problemi per riuscire ad avere i fondi regionali dovutigli, poi lo svuotamento del laboratorio di biologia molecolare e l’abbandono di gran parte dei membri dell’associazione per la Ricerca Neurogenetica, a causa dei continui problemi economici, poi la stangata finale.
Un dca dell’ex commissario Cotticelli ha scisso la struttura, trasferendone su carta i laboratori a Germaneto. Ma una realtà del genere non può essere separata chirurgicamente, gli ambulatori e la ricerca corrono sullo stesso binario. La Bruni dopo i ripetuti appelli, anche al presidente della Repubblica Mattarella, ha incontrato l’attuale commissario ad acta Longo dal quale ha ricevuto rassicurazioni ma a distanza di settimane nulla si è mosso. E così aumentano le preoccupazioni per un'eccellenza diventato un contenitore quasi vuoto.