«Purtroppo è successa una cosa gravissima e a farne le spese è un anziano collega». Inizia così il racconto delle ultime ore di vita di Raffaele Caparello, medico lametino morto nella notte tra domenica e lunedì dopo aver avvertito un malore. A ricostruire quanto accaduto Saverio Ferrari, medico in forza al 118 e dipendente dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.

«Il problema è iniziato quando è stata avvertita la centrale operativa per avere un mezzo di soccorso per un sospetto infarto. Il collega della centrale operativa però si è visto costretto a dire che non ce ne erano a disposizione. E pare che per ben due volte sia stata dichiarata l'indisponibiltà del mezzo. Così i familiari del collega hanno chiamato la guardia medica che è intervenuta prontamente - continua il racconto - ed è stato davvero molto in gamba. Addirittura col proprio mezzo ha trasportato l'anziano collega in Pronto soccorso ma purtroppo non ce l'ha fatta ed è deceduto».

«C'è da dire che l'infarto è una patologia tempo dipendente - aggiunge ancora il medico - e purtroppo questa ora e mezza persa tra le varie chiamate e poi l'arrivo della guardia medica ha determinato un soccorso fuori tempo. Se fosse stato soccorso nei tempi giusti c'era la possibilità che l'anziano collega si potesse salvare. La certezza non l'abbiamo ma se c'era una possibilità gli è stata negata».

Amalia Bruni: «Vergogna per la Calabria del 2022»

Sulla vicenda è intervenuta anche la consigliera regionale Amalia Bruni, medico e nota ricercatrice: «Una tragedia che non dovrebbe mai accadere - afferma in una nota -, una storia dolorosa che tocca tutti noi e della quale tutti siamo responsabili, in modo e quantità diverse ma siamo tutti coinvolti. La morte del collega Raffaele Caparello per la carenza di ambulanze con il medico è una vergogna per una comunità civile nell’anno 2022».

L'esponente dell'opposizione in Consiglio regionale, pur rimarcando che il momento è troppo doloroso per fare polemica, sollecita una «una riflessione seria sulla vicenda». «Perché - aggiunge - non è possibile morire per strada o a casa perché non ci sono ambulanze e quelle poche che circolano non hanno i medici, solo quest’anno abbiamo avuto diverse vittime per questo motivo. Sento da più parti che si sta lavorando per risolvere la questione, lo spero bene, anche perché mentre si riflette sulle soluzioni, i cittadini più sfortunati muoiono per una cattiva gestione della sanità. Ma come ci siamo arrivati a questi livelli? Che cosa ha fatto chi ha gestito, ad esempio, la centrale del 118 di Catanzaro? Nulla, se non guardare come il servizio venisse raso al suolo dai commissari e da chi gli stava accanto senza muovere un dito. Si è persa anche la decenza di tacere per rispetto dei cittadini». La direzione geneale dell'Asp di Catanzaro ha fatto sapere di avere avviato una indagine interna per accertare l'accaduto.