Approda nel salotto di Barbara D’Urso e del suo Pomeriggio 5, la vicenda del parroco del santuario della Madonna delle Grazie di Lago, don Giancarlo Gatto, e dell’oro custodito nella chiesa, venduto dal sacerdote senza informare le autorità ecclesiastiche. L’episodio è venuto alla luce in occasione della festa patronale del piccolo centro affacciato sul basso Tirreno cosentino, lo scorso 8 settembre, quando tradizionalmente la statua della Madonna viene portata in processione con indosso i gioielli realizzati per la Santa Madre di Dio con le donazioni dei fedeli. Questa volta però il simulacro si presenta spoglio ed in breve tempo la verità viene a galla.

La cessione attraverso un negozio di Compro Oro?

Secondo fonti accreditate gli oggetti preziosi sarebbero stati venduti in un esercizio Compro Oro del catanzarese, per un corrispettivo pari a circa 26 mila euro. La cessione risalirebbe all’aprile scorso. Don Giancarlo Gatto ha ammesso i fatti. Non sono però chiari i motivi della sua azione. L’Arcivescovo, monsignor Francesco Nolè, ha avviato una indagine canonica per l’accertamento della verità, rimandando ogni commento alla conclusione delle opportune verifiche. Da persone vicine alla Diocesi si apprende che sulla parrocchia di Lago non graverebbe alcun debito, se non quello di un mutuo a lungo termine le cui rate risulterebbero regolarmente corrisposte.

Il giallo della casa a Lattarico

Il denaro sarebbe invece servito per ripianare un certo numero di mensilità arretrate di un altro mutuo, contratto da don Giancarlo a titolo personale, per l’acquisto di un antico casolare a Lattarico, dove il sacerdote ha amministrato i sacramenti nella parrocchia di San Giovanni Battista. Nei pressi della chiesa il parrocco disponeva di un’abitazione ma ne ha ceduto l'uso ad un ex detenuto conosciuto nel carcere di Cosenza in cui don Giancarlo ha esercitato le funzioni di cappellano.

Comunità spaccata tra innocentisti e colpevolisti

Nel frattempo il parroco continua a celebrare la messa mentre la comunità di Lago è divisa. In una nota diffusa nei giorni scorsi, monsignor Francesco Nolè si era detto «sorpreso e amareggiato per l’accaduto», invitando il prete «ad un atto di umile responsabilità nel chiedere pubblicamente scusa».