Quello dei rifiuti in Calabria, è un sistema con più falle. Il più evidente, ma sol perchè è segnale dell'incombente emergenza, è lo smaltimento dei rifiuti: un canale a libero scorrimento che negli ultimi cinque anni ha portato nelle mani del privato milioni di euro sotto la maleodorante forma dell'immondizia. Secondo le stime della Regione, in Calabria finiscono ogni anno in discarica 287mila tonnellate di scarti di lavorazione (ciò che resta dopo il trattamento di separazione negli impianti), 920 tonnellate al giorno. Un dato che rispecchia alla perfezione la capacità di abbanco fornita dall'unica discarica privata presente in Calabria, quella crotonese gestita dalla società Sovreco, che negli ultimi anni ha garantito tra un'emergenza e l'altra mille tonnellate di conferimenti al giorno.

 

Pecunia non olet

Per fornire la misura del flusso di denaro confluito nelle casse della società è sufficiente moltiplicare le ultime volumetrie autorizzate dalla Regione alla discarica crotonese nella famosa ordinanza del settembre scorso firmata dall'ex presidente della giunta, Mario Oliverio. Sono 120mila tonnellate pagate a 120 euro a tonnellata, applicando la tariffa rivista al rialzo rispetto a 72,90 euro precedenti: conti alla mano 14 milioni e 400mila euro in otto mesi, da settembre ad oggi, data in cui la discarica è nuovamente giunta a saturazione avendo esaurito quei volumi di abbanco autorizzati a settembre. Ma il rapporto tra Regione e Sovreco va avanti da anni, almeno dal 2015 tra un affidamento diretto e l'altro e le successive proroghe dei contratti.

 

Discariche pubbliche, queste sconosciute

Si invocano oggi le aperture delle discariche pubbliche che, pur contenute in quella stessa ordinanza sono rimaste finora sulla carta benché avrebbero consentito di ridurre drasticamente i costi di smaltimento oltre a garantire autosufficienza all'intero sistema. La gestione diretta delle discariche da parte di ciascun Ambito territoriale ottimale avrebbe, infatti, il vantaggio di mettere sul piatto, e quindi conteggiare, i soli costi vivi consentendo un abbattimento della tariffa di oltre la metà: alcune stime l'attestano in una forbice che si aggira tra 45 e 55 euro a tonnellata. Almeno questo era il disegno contenuto nel piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato dal Consiglio regionale nel 2016: cinque comunità d'ambito dotate di altrettanti ecodistretti, ciascuna con un impianto di trattamento e discarica di servizio per smaltire i propri scarti di lavorazione. Una visione certamente sostenibile se non fosse anche questa rimasta solo sulla carta.

 

Il piano irrealizzabile

La precedente giunta targata Oliverio aveva, infatti, investito risorse per riordinare il sistema e ammodernare gli impianti presenti sul territorio. Il documento così recitava nel capitolo dedicato proprio alla loro riorganizzazione: "Per gli ecodistretti di Catanzaro e Gioia Tauro sono in corso le gare di affidamento per il riefficientamento delle linee di processo; per gli ecodistretti di Rossano e Sambatello sono in corso le procedure di Via relative ai progetti definitivi e si prevede la pubblicazione delle gare per la progettazione esecutiva e la realizzazione degli impianti nei prossimi mesi".

 

Macerie di sistema

Questo l'auspicio, dopo quattro anni ancora nessuno di quegli impianti è stato ammodernato. A Catanzaro la gara è stata aggiudicata già da due anni ma per complicanze insorte nella progettazione esecutiva, la consegna avverrà solo tra qualche mese; a Gioia Tauro la progettazione risulta ancora in itinere, per l'impianto di Sambatello l'aggiudicazione è già avvenuta e si resta in attesa della validazione del progetto esecutivo; a Rossano la progettazione è pronta ma non è ancora stato pubblicato il bando per affidare i lavori di ammodernamento dell'impianto.

 

Abbattere i costi

Un vero peccato dal momento che la Regione da tutta questa operazione sperava di ottenere la riduzione di almeno il 30% della produzione di scarto e, quindi, di conferimenti in discarica. Gli impianti calabresi sono, infatti, tutti datati mentre il trattamento del rifiuto urbano per mezzo di moderne tecnologie consentirebbe di diminuire lo scarto di lavorazione da conferire in discarica che oggi si attesta al 50% ma poteva essere ridotto fino al 20%.

 

Disorganizzazione organizzata

Una disorganizzazione organizzata che ha permesso oggi di mantenere inalterato il sistema fortemente sbilanciato verso una dipendenza dai privati. Difficile individuare in questo quadro di macerie una via d'uscita all'impasse almeno in tempi brevi senza ricorrere nuovamente al servizio garantito dalla discarica privata. Completare quelle pubbliche richiederà senz'altro mesi così come trasportare i rifiuti fuori i confini della regione o ancora peggio dell'Italia. Le procedure in entrambi i casi richiederebbero almeno 4 mesi senza considerare la lievitazione dei costi connessi al trasporto e all'adeguamento alle tariffe nazionali per lo smaltimento, che almeno per ora oscillano tra 150 e 200 euro a tonnellata.