VIDEO | Ai nostri microfoni la madre di uno degli alunni di prima elementare finiti nel mirino delle maestre dell'istituto di Zungri accusate di violenza e sottoposte all’obbligo di dimora: «Mi hanno strappato il cuore»
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Lorenzo, sei anni. È lui il bambino preso maggiormente di mira dalle due maestre della scuola primaria di Zungri che ieri si sono viste notificare dai carabinieri l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Lorenzo, un bambino vivace, educato, un bambino giocherellone. Un bambino. Nel video viene strattonato, umiliato da quelle maestre che avrebbero dovuto prendersi cura di lui, che avrebbero dovuto proteggerlo. Quel bimbo è il figlio di Tabita Alina. Da ieri questa mamma è in preda alla disperazione. Aveva capito che qualcosa non andava nel comportamento di suo figlio, che era diventato aggressivo, ma non avrebbe mai potuto immaginare ciò che succedeva in quella classe. Non si dà pace questa giovane mamma. È sconvolta.
Ieri dopo aver visionato il filmato e riconosciuto il suo bambino si è precipitata a scuola. Doveva abbracciarlo. Doveva stringerlo a sé e rassicurarlo. «Mi si è fermato il cuore - dice ai microfoni del Tg di LaC - Non riuscivo a capire il perché ci si deve comportare così con un bambino di sei anni. Non ci sono parole, non si tratta così un bambino. Mi ha strappato il cuore vedere mio figlio trattato così».
Lorenzo trascorrerà qualche giorno a casa. Rientrerà a scuola lunedì. Ma con altre maestre. Perché quelle «non sono tante brave» ripete il bambino. «Mamma sono io in questo video! Guarda cosa mi facevano le maestre, ecco perché non volevo andare a scuola». Quelle maestre che si lamentavano con questa giovane madre dicendo che il figlio era un “vagabondone” e che a casa andava seguito meglio nei compiti. Ci fa entrare nella sua casa di Zungri. È una casa calda ed accogliente. Occhi gonfi di lacrime. Ha in braccio l’altra figlia di tre mesi appena. Lorenzo gioca con il telefonino. Accanto alla donna sua cugina Nadia, che ieri l’ha accompagnata da un avvocato per sporgere denuncia. Non è stata lei la mamma che si è recata dai carabinieri di Zungri per denunciare comportamenti sospetti in quella prima elementare. Non è stata lei che ha fatto partire le indagini. Ma è a lei che da ieri è crollato il mondo addosso dopo avere visto le immagini della sua creatura indifesa.