«Occorrerà prendere atto che la politica è distante da Reggio Calabria, da Platì, da San Luca, da Rosarno, da Oppido». È uno dei passaggi dell’intervento del procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. 

Il magistrato si è soffermato sulla «situazione delle imprese sottoposte ad amministrazione giudiziaria perché infiltrate dalla 'ndrangheta, che vengono sistematicamente accompagnate a sicura rovina, invece di essere risanate e rimesse sul mercato preservando la loro forza lavoro». 

«Avevo proposto - ha aggiunto - la creazione di un gruppo di studio affinché si analizzassero le cause del mancato risanamento delle imprese (ad esempio se sono strutturali o determinate proprio dalla nostra gestione o da una legislazione carente) e se, nell’ipotesi di fallimento o liquidazione, si potesse concretamente trovare una diversa collocazione ai lavoratori che non siano i soliti ammortizzatori sociali. Mentre avevo trovato la disponibilità della regione Calabria nella persona del presidente Occhiuto e della vicepresidente Princi, più che sorda è stata invece la politica nazionale. Dopo un primo approccio con la presidente della commissione Antimafia, è calato inspiegabilmente il silenzio». 

Secondo il procuratore generale di Reggio Calabria, «la politica non comprende che qui la gente pensa che la 'ndrangheta crea posti di lavoro e lo Stato li distrugge. Non ci si rende conto quanto dirompente sia questo messaggio e quale importanza, nello sradicare la cultura 'ndranghetistica, avrebbe avuto nel confutarlo». 

Dominijanni, infine, ha sottolineato il problema della mancata demolizione di immobili abusivi «con le imprese di settore sequestrate e sottoposte ad amministrazione giudiziale nonché con quelle gestite dall’Agenzia dei beni confiscati. Mi chiedo se sia normale. La considero, questa, una vergogna. Come facciamo a pretendere dagli altri determinati comportamenti quando poi noi non siamo in grado di dare l’esempio?».

Le direttive sulla presunzione di innocenza

«Tutti gli Uffici di Procura hanno dato attuazione alle disposizioni contenute nella normativa nazionale alle disposizioni della Direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento Europeo e del Consiglio, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti. In particolare i Procuratori della Repubblica hanno dato direttive ai magistrati e forze di polizia giudiziaria per regolare in conformità alla normativa sopravvenuta i rapporti con gli organi di informazione e conseguire il giusto equilibrio tra diritto all’informazione e diritto di cronaca, e la salvaguardia del principio di non colpevolezza dell’imputato sino alla sentenza passata in giudicato, istituendo con provvedimento amministrativo la raccolta della comunicazioni istituzionale, così assicurando la conservazione della documentazione e anche per consentire l’attività di vigilanza da parte di questo Ufficio di Procura Generale». Un passaggio fondamentale sulle nuove normative lo ha affrontato nella sua relazione il Procuratore Generale della Repubblica di Reggio Calabria Gerardo Dominjanni durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Anche in questo caso sono state evidenziate le carenze organiche e strutturali che si scontrano con un sempre crescente lavoro di un Procura che opera in un territorio ad alta densità criminale.

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Emergenza giudiziaria ed emergenza migranti

E non è mancato un passaggio fondamentale ai numeri in costante crescita relativi al fenomeno dell’immigrazione. Continua, infatti, ha rimarcato il Procuratore «in preoccupante incremento rispetto ai periodi precedenti, il fenomeno, nel territorio di competenza della Procura della Repubblica di Locri (litorale che va da Capo Spartivento, frazione di Palizzi, a Monasterace), degli sbarchi clandestini di extracomunitari di diversa provenienza geografica (pakistani, turchi, siriani, egiziani, iracheni, iraniani, afgani, yemeniti, ecc.), dacché la costa ionica del circondario è divenuta, nel corso degli ultimi anni, e vieppiù dal 2019, frequente destinazione finale delle nuove rotte tracciate dalle imbarcazioni che trasportano stranieri nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del citato testo unico. Si consideri, in proposito, che gli sbarchi di migranti, spesso riferiti a centinaia di unità, tra cui molti minori anche non accompagnati, sono esponenzialmente cresciuti nell’ultimo quadriennio (passando dal numero di nove del periodo intercorso dal mese di aprile 2019 al mese di marzo 2020 a quello di diciannove dell’anno successivo e, poi, di sessantuno della seguente annualità, compresa tra il mese aprile 2021 ed il marzo 2022, sino al numero di oltre cento nel periodo in esame)».

Sempre in connessione con l’immigrazione clandestina è stato inoltre segnalato un altro aspetto che è relativo allo sfruttamento del lavoro che «coinvolge in gran parte gli immigrati giunti in cerca di lavoro nello Stato. Nel territorio di competenza della Procura di Palmi particolare attenzione è riservata allo sfruttamento degli immigrati clandestini e al fenomeno dello sfruttamento della manodopera in agricoltura nella piana di Rosarno. La Procura di Palmi ha proseguito l’attività investigativa ad ampio raggio, tenendo preventive riunioni di coordinamento con la polizia giudiziaria e impartendo direttive idonee a rilevare la sussistenza di reati connessi al descritto fenomeno e ad individuare i responsabili».

La violenza contro le donne

Dato importante che ha segnato l’anno appena trascorso è relativo ai casi di Codice Rosso. Per il Procuratore «i recenti interventi legislativi hanno prodotto un aumento della attenzione e della presa di coscienza anche da parte delle vittime con un aumento di denunzie e una maggiore sensibilità investigativa specie per i delitti di violenza consumati anche all’interno delle mura domestiche, con la registrazione di fatti spesso molto gravi.

In proposito si segnala da parte dei Procuratori del distretto l’ausilio dato dai vari sportelli antiviolenza, e l’adozione di misure di allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento alla parte offesa dirette a garantire maggiore sicurezza personale».