AUDIO ESCLUSIVO | La voce del collaboratore di giustizia davanti ai pm di Catanzaro. La “spia” di Pittelli alla Dia era interessata alle rivelazioni sul conto di un magistrato, sei avvocati, due politici, un imprenditore e un capomafia. Giovanni Giamborino intercettato dal Ros sul procuratore di Catanzaro diceva: «Con lui non esce più uno spillo…»
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«Sono Andrea Mantella… Confermo la volontà di collaborare con la giustizia».
Andrea Mantella, l’ex killer e nuovo padrino di Vibo Valentia, ricorda quello strano interrogatorio “parallelo” a cui fu sottoposto a Napoli nel dicembre del 2016. E lo ripercorre, nel quartier generale del Ros, Roma, il 15 luglio del 2019, davanti a due dei magistrati del pool di Nicola Gratteri, Antonio De Bernardo e Camillo Falvo, i quali seguono un filone delicatissimo: quello concernente il circuito relazionale di Giancarlo Pittelli, ex parlamentare, influente penalista del foro di Catanzaro, indagato eccellente nella maxi-inchiesta Rinascita-Scott. Pittelli aveva quello che definiva come un “amico fidato”. Si tratta di Michele Marinaro, un finanziere in servizio prima a Catanzaro, poi alla Dia di Napoli, in fine ai Servizi segreti. Grazie al quale era riuscito a violare un muro pressoché impenetrabile, quello eretto dallo stesso Gratteri a difesa della riservatezza delle sue indagini.
Lo spione dalla parte sbagliata
Ad interrogare Mantella nella città partenopea, c’era anche lui, l’ex 007 oggi accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che si sarebbe intrattenuto, a margine, per fare domande extra al collaboratore, il cui contenuto Pittelli - è questo l’assunto della Dda di Catanzaro - sarebbe stato poi in grado di riferire a Luigi Mancuso.
Mantella, nel dicembre del 2016, doveva avere un faccia a faccia con il pm antimafia Elio Romano, che indagava sulle cosche di Lamezia Terme. Ma a margine, a registratore spento e in assenza del magistrato, gli furono poste domande strane. In particolare, chi interrogò Mantella a Napoli quel giorno voleva sapere se avesse riferito mai qualcosa sul conto di un magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, di un imprenditore boschivo, di sei noti avvocati (lo stesso Pittelli, più due già sottoposti ad indagini in un altro procedimento penale, altri tre invece completamente estranei ad inchieste giudiziarie), di due politici (un ex consigliere comunale e un ex assessore di Vibo Valentia) ed del boss di Filadelfia Rocco Anello.
«Di qua, da Gratteri, non sta uscendo niente»
Tutte confidenze che Pittelli avrebbe ricevuto e poi trasferito all’entourage del superboss Luigi Mancuso, come secondo gli inquirenti, rivelano anche le parole di Giovanni Giamborino, presunto factotum del mammasantissima di Limbadi, intercettato dal Ros.
Da quel che l’élite dell’Arma ricava dalla registrazione di Giamborino emerge come il penalista di Catanzaro sarebbe stato l’unico in grado a violare la muraglia che Gratteri, sin dal suo insediamento al vertice della Procura del capoluogo calabrese, aveva eretto a protezione delle indagini condotte dal suo ufficio: «Gratteri gli sta facendo il culo in questo modo… Infatti ha bloccato tutta la Procura, l’ha bloccata totalmente, non va nessuno, non può entrare… Una volta entravano ‘mbasciate, cose… I catanzaresi… I lametini facevano che cazzo volevano, ora… Adesso hanno bloccato tutta la Procura… Tuttu, tutto, tutto cose… Ha cambiato tutto… Ha mandato via tutti dalla Procura, non esce uno spillo… Hai capito?».
E poi: «Con Gratteri, infatti, prima gli avvocati sapevano tutte le cose… Infatti gli avvocati sapevano tutte cose, no… Prendevano carte… Ora non prendono un cazzo… Infatti qualche informazione dalla Dia… sta arrivando… Capito? A quello danno tutte le informazioni possibili e immaginabili e ma dalla Dia… Di qua da Gratteri e dalla Dda non sta uscendo niente… Eh… Prima che chiamassi tu, mi ha chiamato Pittelli alle 10.38 per andare là alle 5, che mi deve dare certi documenti…».