Gigantesco raggiro

I risparmi delle vittime trasformati in Rolex: lo schema Ponzi del “mago della finanza” reggino salvato dalla prescrizione

Pasquale Caridi, uscito indenne dal processo per truffa, ha subìto un sequestro milionario. Per la Procura avrebbe messo nei guai decine di famiglie. Soldi degli investitori evaporati e investiti in beni di lusso o finiti in conti correnti all’estero

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di Pablo Petrasso
15 maggio 2024
18:16
A sinistra, orologi e gioielli sequestrati a Caridi. A destra il palazzo del Cedir che ospita la Procura di Reggio
A sinistra, orologi e gioielli sequestrati a Caridi. A destra il palazzo del Cedir che ospita la Procura di Reggio

Lo schema funziona così. Il promotore finanziario propone al potenziale cliente un investimento con rendimenti superiori ai tassi mercato. In un primo momento, l’investitore riceve le cifre pattuite: il meccanismo è avviato e, ottenuta la fiducia dei primi clienti, si diffonde la voce che l’investimento è redditizio, così arrivano nuove adesioni. È questo il passaggio chiave della truffa: gli interessi vengono pagati con i soldi incassati a mano a mano, mentre all’investitore si fa credere che il denaro proviene da sofisticati strumenti finanziari. Nasce un sistema piramidale vietato dalla legge e sfruttato da Pasquale Caridi per collezionare profitti a sei zeri reinvestiti, in buona parte, in beni di lusso. La piramide messa in piedi da Caridi ha spolpato i risparmi di diverse famiglie. Poi è crollata anche sul finto consulente finanziario uscito dal processo grazie alla prescrizione ma colpito nei giorni scorsi da un provvedimento di sequestro.  

La valigia piena di gioielli individuata all'aeroporto di Reggio Calabria 

È il secondo step giudiziario del procedimento incardinato dalla Procura di Reggio Calabria. L’elenco dei preziosi sottratti a mago reggino della finanza è vasto: basti dire che soltanto i Rolex sono 36. I preziosi sono centinaia e parte di questi salta fuori nel febbraio 2018 nel bagaglio a mano di Caridi, intento a passare i controlli all’aeroporto di Reggio Calabria. Nella valigia del promotore finanziario ci sono troppi metalli: impossibile che il contenuto passi inosservato. Sono metalli pregiati: qui cominciano i guai. 


Caridi non si scompone: quei gioielli – spiega – sono destinati alla vendita online per conto di una società spagnola, la Adamax. Le giustificazioni non bastano: scatta il (primo) sequestro. Peraltro, agli inquirenti non risulta che il professionista lavori effettivamente per l'azienda, visto che non ha percepito alcun compenso da quella ditta.

Lo schema Ponzi del promotore finanziario

Dalla perquisizione inizia la caccia al tesoro negli schemi societari ideati da Caridi: la Guardia di finanzia ricostruire «la sua attività di recruitment attraverso cui è riuscito ad affiliare diverse persone nei sistemi di multi level marketing». Nomi e schemi possono apparire burocratici, sistemi per drenare denaro: dietro, però, ci sono le vite delle persone e i loro risparmi polverizzati. Lo schema Ponzi altro non è che una sorta di “catena di Sant’Antonio” che assicura alte entrate a breve termine ai primi investitori grazie al reclutamento di nuovi sottoscrittori. Due delle società gestite da Caridi, Unetenet e Libertagia, «costituiscono – secondo gli investigatori – a tutti gli effetti un multilivello piramidale nel quale è assente il prodotto da vendere, il cui core business è rappresentato dall’affiliazione di un numero sempre crescente di nuovi clienti dal cui investimento trae vita la rendita dei rispettivi sponsor, cioè coloro i quali hanno invitato i nuovi aderenti». Il “promotore” reggino usava una finezza: «Induceva gli investitori alla sottoscrizione di una polizza assicurativa “Salvanet” ed emessa dalla Salva (…) volta ad assicurare il capitale investito, rivelatasi, poi, fasulla».

I due coniugi truffati: il sistema utilizzato da Caridi

La storia di due coniugi illustra la spirale in cui cadono le vittime di Caridi: ingolositi dall’adesione al sistema Unetenet, marito e moglie acquistano un pacchetto da 9mila dollari versando il denaro su un conto corrente in Lettonia. Il finto promotore finanziario promette ai suoi clienti vari bonus: alcuni arrivano sul serio, così la coppia si convince ad aumentare l’investimento. Dopo una serie di versamenti, i due non riescono più ad accedere alla pagina Unetenet «in quanto oscurata e, una volta divenuta nuovamente accessibile, nota che la moneta è espressa in Unetes, moneta virtuale». Il cliente non si fida e chiede a Caridi di interessare la società assicuratrice: per tutta risposta viene invitato ad aderire a un altro network. Decide di accettare ancora una volta il consiglio e versa ulteriori 1.500 euro: non riceverà neppure le credenziali per accedere al nuovo network. Davanti alle sue rimostranze, Caridi gli propone di sottoscrivere una nuova polizza: davanti a questo continuo gioco al rilancio finalmente la vittima perde la pazienza e decide di denunciare.

La fonte occulta dei guadagni di Caridi

È uno dei casi che hanno ingrossato il conto in banca del mago della finanza. Per la Guardia di finanza, coordinata dalla Procura guidata da Giovanni Bombardieri, il nucleo familiare di Caridi ha potuto, negli anni, «condurre un tenore di vita adeguato solo avvalendosi di capitali di illecita provenienza». Per il Tribunale non ci sono dubbi: «La ragione della sproporzione tra patrimonio posseduto e redditi lecitamente dichiarati non può che essere ricercata nell’attingimento di ulteriori e plurimi guadagni presso una fonte occulta che, nel caso di specie potrebbe essere costituita dall’abusiva attività finanziaria e creditizia, nonché nella truffa».

In cima alla piramide dello schema Ponzi si fa la bella vita: al polso Rolex, Cartier e Patek Philippe, e poi conti in Italia, Spagna e Germania. Tutto sulle spalle di risparmiatori e famiglie.

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