Ieri Francesca non è andata a scuola. La sua mamma le ha detto che doveva riposarsi, che sarebbero uscite per andare in un posto bellissimo. In realtà la sua mamma voleva solo proteggerla da un mondo che per le persone come lei, affetta da sindrome di Down e disturbo post traumatico, è un buco nero di dolore. Francesca, che ha 14 anni, frequenta la prima classe del liceo Pietro Metastasio di Scalea, la scuola in cui insegnava Ilaria Sollazzo, morta due notti fa per mano dell'uomo che diceva di amarla e padre di sua figlia. E Francesca era la sua alunna. Tra lei e Ilaria c'erano affetto e amore, sentimenti veri, di quelli che ti fanno sorridere, che ti danno la vita, te la rendono migliore, non te la spezzano. Francesca e Ilaria erano diventate amiche e si tenevano in costante contatto, anche lontano dalle aule scolastiche. Andavano al bar insieme e venerdì scorso, l'ultimo giorno in cui si sono viste, la docente di sostegno ha presentato all'alunna la figlioletta di due anni e mezzo. Francesca se ne era subito innamorata. Poi si erano salutate con la promessa di riabbracciarsi il lunedì, con la ripresa delle lezioni. Le due non avevano fatto i conti con la furia e l'odio di Antonio Russo che, domenica mattina, all'alba, ha mandato in frantumi la vita dell'ex compagna e la sua, sparando una raffica di colpi di pistola. Antonio l'ha uccisa per averlo lasciato e ancor di più per il fatto che la vita di Ilaria sarebbe andata avanti anche senza di lui.

La lettera

Nemmeno stamattina Francesca è andata a scuola. Sua madre teme che possa rendersi conto della tragedia o che, inconsapevolmente, qualcuno gliene parli. E non le farebbe bene. Nelle sue condizioni ci metterebbe dei mesi per riprendersi. La donna le ha raccontato che la prof Ilaria è partita perché è stata trasferita, ha avuto una promozione per essere stata troppo brava. Una magra consolazione per la piccola Francesca, che non ha avuto nemmeno il tempo di salutarla. Così, quando ha capito che nemmeno stamattina sarebbe andata a scuola, la 14enne ha preso carta e penna e ha scritto una lettera. «Ciao Prof Ilaria come stai? Spero bene io sono molto triste. Mamma mi ha detto che ti hanno trasferito ma io non volevo anche se a volte ti faccio arrabbiare ti voglio bene davvero. Andavamo al bar a prendere la camomilla e io ero felice. Adesso mi (sento, ndr) triste e vorrei sapere se posso abbracciarti ancora. La tua alunna Francesca (nome di fantasia, ndr).

Il pianto della madre

Poco dopo Francesca ha consegnato la missiva a sua madre chiedendole di spedirla all'indirizzo della sua amata professoressa. Alla donna le si è gelato il sangue, ma ha accennato un sorriso, fingendo tranquillità. Poi, si è chiusa in bagno e ha cominciato a piangere a dirotto. Che ne sarà di sua figlia? Quando potrà ancora continuare a fingere? Per quanto tempo ancora potrà impedire alla figlia di navigare in internet per paura che possa leggere della tragedia? La madre, affranta, legge e rilegge la lettera, le lacrime arrivano a bagnare il foglio, in quelle righe c'è tutto l'amore di una docente per il suo lavoro e la sua straordinaria capacità di amare. Lei sì, che ne era capace. Poi la donna si calma, si asciuga le lacrime, esce dal bagno e va verso la figlia, facendole una promessa: «Faremo arrivare la tua lettera alla prof Ilaria, oggi stesso». Francesca batte la mani e sgrana gli occhi dalla felicità. Quelli di sua madre, invece, sono pieni di rabbia e dolore.