Una storia struggente. È la storia della strage della Littorina, raccontata con gli occhi di chi lì c'era, di chi ha visto morire la madre, dagli occhi di Maria Carmela Donato, per tutti Melina. Lei quel maledetto 17 novembre di 71 anni era solo una ragazzina, aveva 19 anni.

Il ponte Ciliberto che collegava Pizzo a Vibo Marina crolla, è una strage. La Littorina di passaggio in quel momento precipita rovinosamente al suolo. Nove le vittime: Giuseppe Carbone, Antonio Cicchello, Michele Comito, Giuseppe Francolino, Giuseppe Fresca, Clementina Gradia, Francesco Mamone, Francesco Mazzitelli, Bernardo Vero. Oltre venti i feriti. È una tragedia per la comunità vibonese e per la Calabria intera, una ferita ancora aperta.

Dopo oltre settant'anni il fotoreporter di LaC Saverio Caracciolo è tornato sui luoghi della strage e ha incontrato l'ultima sopravvissuta di quella immane tragedia. Melina oggi ha 92 anni, ma il suo ricordo è ancora vivo. Con la voce rotta dall'emozione, racconta gli ultimi momenti di quel sabato. «Ero con la mia mamma, Clementina Gradia, e con mio cugino Francesco Mamone. A sinistra c'era lui, al centro io e a destra mia madre che aveva 45 anni».

Ricorda perfettamente gli attimi della tragedia: «La parte posteriore finì sugli scogli, sono svenuta. Ricordo il senso di vuoto e il dondolio della Littorina. I primi soccorsi sono arrivati dai feriti meno gravi. Mi sono trovata poi vicino alla mia mamma, forse l'avevano tirata fuori e l'avevano adegiata su un terreno pianeggiante - racconta Melina. Su quel pezzettino di erba c'era la brina, faceva freddo, ricorderò sempre quel gelo. Eravamo solo noi due donne, mi hanno messo vicino a lei. Quando la mia mamma si è resa conto che io ero viva ha gridato "Melina mia, Melina mia, avvicinati che voglio darti l'ultimo bacio". Ma non potevo avvicinarmi per le ferite. Cercavo di muovermi ma non riuscivo. Lei si accorse che ero viva e a lei bastò subito dopo ha smesso di parlare».

E poi i giorni successivi, giorni tremendi scolpiti nella mente e nel cuore. In una lettera scopre la terribile verità: sua madre, che credeva ricoverata, era morta quel maledetto 17 novembre. «La mia disperazione era totale, i parenti che venivano a trovarmi si cambiavano d'abito, si toglievano i vestiti neri per venire a trovare me. Non potevo immaginare. Da lì cambio tutto in un attimo, da quel giorno è iniziata la mia triste vita».

Nel docufilm curato dal fotoreporter di LaC Saverio Caracciolo, non solo la testimonianza di Melina ma anche la ricostruzione di quei terribili momenti, la ricostruzioni in 3d, la vicenda giudiziaria, fotografie e documenti dell’Archivio di Stato.

E un finale inaspettato: l'incontro tra Ferdinando Palmieri, tra i primi a prestare soccorso, e Melina. Un abbraccio, le lacrime e tanta emozione nel ricordo di quei tragici momenti di oltre settant'anni fa.