«Hai capito sul mondo di Facebook… quello che scrivono tutti, poi il mondo interno e hai l’immagine distrutta». Dalle intercettazioni dell'inchiesta "Ducale", condotta dalla Dda di Reggio Calabria, emerge come il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri, indagato per voto di scambio, fosse furibondo per quella che, quattro anni fa, considerava una gogna mediatica.

In una delle intercettazioni – una chiacchierata con Daniel Barillà, considerato dall’accusa il braccio politico del clan Araniti – Neri mostra tutto il proprio disprezzo per la stampa. Un disprezzo confermato dall’amico: «Il problema, perché, ormai questi giornalisti sono quattro ritardati, hai capito?».

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«ll problema è che la politica la fanno i giornalisti», si arrabbiava Neri, attualmente capogruppo di FdI alla Regione con il genero del boss Domenico Araniti. Nel mirino finisce, tra gli altri, anche il network LaC News24, che all’epoca dell’intercettazione (captata nel marzo 2020) si era occupato nei servizi di Consolato Minniti del caso dell’arresto di Giuseppe Creazzo (poi assolto nel processo di primo grado) e dei legami tra Peppe Neri (all’epoca non indagato) e alcuni esponenti del clan Alvaro emersi nell’operazione Eyphemos.

«Poi io scasso – diceva ancora –.  È capace pure che vedo per strada la Candito (giornalista di Repubblica, ndr) e le sputo in faccia, capito? Evitiamo pure». La rabbia era rivolta anche nei confronti di altri giornalisti che avevano scritto su di lui come Lucio Musolino del Fatto. «Perché se sei a sinistra bene o male non ti escono queste cose – è la frase di Barillà intercettata dai carabinieri del Ros – perché tutti i giornalisti sono giornalisti comunisti del c…o, Musolino, Candito e quell’altro là di LaC, tutti comunisti del c…o».