La richiesta era stata già rigettata dal gip: indizi insufficienti. Ora l’appello del pm Musolino al Tribunale della Libertà. Indagata per traffico di influenze anche una ex segretaria di Peppe Bova. Il commissario della Sorical si dice sereno: «Anche il Riesame mi darà ragione»
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È atteso a breve termine il pronunciamento del Tribunale della libertà di Reggio Calabria a cui la Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri ha chiesto l’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’attuale commissario liquidatore della Sorical Luigi Incarnato, di Alberto Scambia, ritenuto il deus ex machina di Acquereggine, dell’imprenditore reggino Domenico Barbieri, del manager barese Luigi Patimo e di Anna Maria Gregorace, già dipendente della Regione e segretaria dell’ex presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova.
Per il gip «elementi insufficienti»
Tanto per Incarnato, quanto per gli altri indagati – rimasti invischiati in un filone supplementare dell’inchiesta “Reghion”, che nel luglio del 2016 aveva scatenato una bufera giudiziaria sul Comune di Reggio Calabria - il gip, pronunciandosi sulla richiesta d’arresto formulata dall’autorità requirente, aveva ritenuto in linea generale insufficienti gli elementi indiziari a carico degli indagati. Per il giudicante, in particolare, pur ravvisandosi il fumus di una possibile corruzione, non vi è prova della materiale dazione di denaro a Incarnato. Conclusioni, queste, appellate dal pm Stefano Musolino.
Sospetti di corruzione e traffico di influenze
La vicenda giudiziaria – nella quale sono contestati a vario titolo ipotesi di reato che vanno dalla corruzione al traffico di influenze – muove dalla presunta corresponsione di una tangente da 30.000 euro che Scambia avrebbe indirizzato verso Incarnato in tre tranche. La prova, secondo l’accusa, sarebbe in alcuni manoscritti contabili acquisiti nell’ambito delle perquisizioni effettuate a carico dello stesso dominus di Acquereggine e dell’ex senatore di Alleanza nazionale Domenico Kappler (già amministratore delegato della Risorse pubbliche Roma spa e presunto socio occulto di Scambia). Secondo gli inquirenti, Scambia (insieme all'imprenditore Domenico Barbieri e Luigi Patimo, rappresentante in Calabria della multinazionale spagnola Action Agua, soci nella Rti interessata all'appalto della depurazione) – attraverso quella presunta tangente – intendeva far aumentare l'importo dei fondi stanziati dalla Regione Calabria per rendere più efficiente la depurazione nella città dello Stretto e al contempo ottenere la gestione in affidamento diretto. Ma gli elementi indiziari, come già premesso, sono stati giudicati insufficienti dal gip che in prima istanza ha respinto la richiesta d’arresto.
Fondi neri e corruzione?
Anna Maria Gregorace, indagata per traffico di influenze, sarebbe invece stata la figura attraverso cui Scambia ed il suo entourage avrebbero mantenuto i contatti con Incarnato. Il figlio della donna, peraltro, risultava fin dal 2006 dipendente di diverse imprese del patron di Acquereggine. Un impiego che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato la contrapartita ai buoni uffici della madre. Anche in questo caso, sono i manoscritti contabili acquisiti dalla polizia giudiziaria, gli elementi da cui muove l’accusa ma non sufficienti secondo il gip. Dagli stessi emergerebbe – a parere del pm Musolino – l’esistenza di presunti fondi neri funzionali a spese corruttive.
Presunte relazioni fino al 2016
Le relazioni tra alcuni dei personaggi coinvolti nell’inchiesta e Luigi Incarnato - secondo la ricostruzione accusatoria prospettata al Riesame - si sarebbero concretizzate nel 2016 quando Incarnato fu nominato prima consulente del presidente della Regione Mario Oliverio con delega al Sistema idrico e della depurazione, poi commissario liquidatore della Sorical spa. Dagli atti d’indagine non emergerebbe alcun contatto telefonico, né diretto e né tramite messaggio, tra Incarnato e Scambia. Ma sarebbe stata Anna Maria Gregorace - è la tesi accusatoria - il tramite tra i due. Il gip di Reggio, dal canto suo, aveva riconosciuto la fondatezza della ricostruzione della Procura in relazione all’uscita di denaro dalla casse del duo Scambia-Kappler, ma ha concluso come non vi sia certezza che le somme indicate nella contabilità siano state effettivamente consegnate a Incarnato.
I documenti e le intercettazioni
Per la Dda reggina, invece, esistevano un fondo nero, una contabilità non ufficiale, un patto criminale, così come suffragato non solo dai documenti venuti fuori nelle perquisizioni ma anche dalle intercettazioni acquisite dai carabinieri sulla barca in uso all’ex dirigente comunale Marcello Cammera, figura chiave dell’inchiesta madre che oggi registra quest’appendice.
Lo scenario politico attuale
La vicenda giudiziaria che invece interessa Luigi Incarnato piove in una fase estremamente delicata per la politica calabrese. Segretario regionale del Partito socialista italiano, è rimasto il principale sponsor politico del governatore uscente Mario Oliverio, in rotta di collisione con il Partito democratico. Incarnato è anche il coordinatore di quell’area autodefinitasi di centrosinistra che sosterrebbe Oliverio in quella ricandidatura alla presidenza della Regione che potrebbe costargli l’espulsione dallo stesso Pd. Con Oliverio - ma anche con altre figure di primo piano della politica regionale, come Mario Occhiuto e Nicola Adamo - Incarnato condivide il processo denominato “Passpartout”. La Procura di Catanzaro, per ipotesi di reato che a vario titolo spaziano dal traffico di influenze alla turbata libertà degli incanti, nei loro confronti ha chiesto il rinvio a giudizio.
La dichiarazione di Incarnato
«Sono assolutamente sereno. Non ho fatto nulla che possa farmi preoccupare», dice Luigi Incarnato interpellato dalla nostra redazione. D'altronde - aggiunge il commissario della Sorical - «c'è stato già un pronunciamento del gip che esclude l'esistenza di ipotesi di reato a mio carico. Di più, io neppure conosco alcune delle persone che sono interessate a questa vicenda. Peraltro non saprei cosa dire, se non che ho rispetto e fiducia nella giustizia che, sono certo, anche in sede di Riesame darà ragione all'onestà della mia condotta».