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Inizia nel più tradizionale dei modi, con una promessa tradita, con un sogno usato come esca l’incubo di Elena, questo il nome che lei stessa ha scelto per raccontare la sua storia. Elena è una ragazza nigeriana finita nelle mani dei suoi sfruttatori inseguendo l’audace obiettivo di abbandonare la Nigeria, terra di violenza e povertà.
E’ una delle tante giovani donne dalle pelle di ebano che ha pagato la colpa di credere in chi diceva di volerle dare una mano, ritrovandosi poi nel mercato del sesso e con la beffa di dovere ripagare con la prostituzione quel viaggio che nelle loro menti era destinato a ben altre mete.
Elena è una delle donne seguite nel loro percorso di reinserimento da parte della comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza a Lamezia Terme. Ma la comunità in questo caso è solo un tassello, un pezzo di un progetto molto più ampio che si chiama Incipit e che ha diramazioni in tutta Italia, oltre che in Calabria.
E non potrebbe essere altrimenti, se si pensa che per aiutare e sostenere queste donne bisogna allontanarle il più possibile dai luoghi in cui i loro sfruttatori le utilizzavano. Ai loro occhi queste ‘schiave’ sono denaro, denaro contante e costante. Il mercato del sesso non conosce declino. Ogni ragazza frutta centinaia di migliaia di euro, specie quelle più giovani.
Ecco perché grazie ad una rete di case protette queste donne vengono inviate spesso dall’altro capo del Paese, utilizzando tutte le forme di tutela possibile affinché non siano rintracciabili e possano ricostruire una parvenza di serenità e ricominciare a vivere.
L'incubo di Elena
Elena una nuova vita l’aveva immaginata come commessa di una boutique di abbigliamento. Così le era stato detto. Tanto da rimanere incredula quando, arrivata in Libia, venne “ceduta” dietro denaro e da chiedere di potere chiamare la sua prima maman. Ma da questo donna non trovò alcun conforto, se non la conferma che era stata venduta e che ora doveva lavorare, fare quello che le chiedevano, aiutare i suoi nuovi padroni a rastrellare quanto avevano speso per lei.
I primi tempi furono duri. Elena faceva muro, si rifiutava di prostituirsi e veniva picchiata e lasciata digiuna. Poi arrivarono le lamentele dei clienti per la sua scarsa “propensione al lavoro”. Ecco allora che venne rivenduta. Ancora una volta in Libia. Qui la nuova maman cercò di farle capire che se non avesse guadagnato non avrebbe mai ripagato il debito e mai riacquistato la sua libertà.
La speranza
Ed è in questa casa di tolleranza che Elena ha conosciuto l’uomo che l’avrebbe salvata. Inizialmente era un giovane cliente, ma poi diventa un confidente, raccoglie il suo dolore e il suo grido di aiuto e decide di aiutarla. Chiede di potere portare fuori Elena. La maman, che non concede le ragazze per uscite esterne a tutti, ma solo a pochi, accetta. Elena viene fatta fuggire, si imbarca e arriva a Lampedusa.
Poi tramite i centri di accoglienza la sua nuova vita cercando di lasciarsi alle spalle il dolore e la sottomissione, quel senso di vulnerabilità e di annullamento impostole con la violenza.