Dovevano votare tutti Caridi, i dipendenti dell’Uliveto principessa park per le elezioni regionali del 2010. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Alchemia”.

 

Era Girolamo Jimmy Giovinazzo a curare l’organizzazione della campagna elettorale grazie a cene e riunioni con i potenziali elettori, anche nella stessa struttura ricettiva della Piana di Gioia Tauro, ma anche nello show room della ditta “I falegnami” di Antonio Galluccio di Cittanova.

 

Gli investigatori annotano come il 4 marzo 2010, Giovinazzo si era fatto promotore di una riunione di ‘ndrangheta alla presenza di Caridi, tenutasi nella masseria dei fratelli Costa a San Fili di Melicucco, cui prese parte anche Francesco Gullace che, poco prima dell’appuntamento, si era incontrato con Giovinazzo in un distributore di carburante di Bovalino. I due fratelli Costa sono ritenuti appartenenti alla “Società di Rosarno”.

 

Ma come avveniva il procacciamento di voti da parte dell’associazione mafiosa? Le indagini hanno posto in luce come sia Girolamo Raso che Jimmy Giovinazzo abbiano di fatto impedito alla collettività «capillarmente monitorata, qualsivoglia libera espressione del diritto di voto, finanche giungendo a minacciare – qualora avessero orientato le proprie preferenze su candidati diversi da Caridi Antonio il licenziamento dei lavoratori dipendenti della struttura Uliveto Principessa Park hotel». Proprio in questa prospettiva, viene evidenziato come Francesco Deleo, tra i responsabili della Destra Fiamma Tricolore di Taurianova, fu pesantemente redarguito per non aver mantenuto l’impegno, direttamente assunto con Girolamo Raso, di sostenere Caridi, nonostante la posizione ricoperta all’interno di un partito diverso da quello del candidato. Ancora, scrivono gli inquirenti, i dipendenti dell’Uliveto principessa park erano stati minacciati di licenziamento ove non avessero espresso per Caridi la preferenza per il candidato al consiglio regionale.

 

Il “voltafaccia” di Deleo fu compreso da Giovinazzo che contattava Girolamo Raso: «Dimmi un posto dove ti posso chiamare perché ti devo dire una cosa…. Che telefono hai vicino… quello di Sarino… qualcun altro». E così Giovinazzo contattò il suo sodale spiegando che Deleo «tutto fa meno quello di cui eravamo rimasti con noi». E ancora, la frase che fa comprendere la minaccia: «digli che te l’ho detto anch’io pure… che se non voti qua sei licenziato… regolare… bello chiaro… diglielo che te l’ho detto io… mi ha detto “glielo dico”… sì glielo puoi dire ha detto Jimmy che “se non voti… se voti dove hai detto tu sei licenziato».


Consolato Minniti

 

In merito all'articolo di cui sopra abbiamo ricevuto a mezzo mail una nota del signor Francesco De Leo che integralmente pubblichiamo:

 

"Ai sensi e gli effetti della legge sulla stampa il sottoscritto Francesco De Leo, nato a Taurianova il 30/11/1976 ed ivi residente, in relazione all' articolo apparso su codesto notiziario online chiede la pubblicazione di formale smentita, con pari visibilità, essendo stato inserito il proprio nome per evidente errore posto che lo scrivente non ha mai lavorato presso la ditta Uliveto Principessa ed essendo totalmente estraneo ai soggetti citati nel suddetto articolo.
Con espressa riserva di tutela giudiziaria. Distinti saluti
Francesco De Leo"

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Egregio sig. De Leo, in merito alla sua richiesta di rettifica che abbiamo pubblicato integralmente, si ritiene, da parte di questa testata, di fare alcune precisazioni. Quanto riportato nel pezzo a firma di Consolato Minniti è ciò che emerge dagli atti ufficiali riportati dagli inquirenti e l'episodio citato nell'articolo trae giustifazione dalle ordinanze depositate e alla base dei provvedimenti giudiziari. Prendiamo atto delle sue precisazioni e, tuttavia, come testata, alla luce di quanto sopra, non possiamo smentire alcunchè.

 

Pasquale Motta, Direttore responsabile