VIDEO | Dal delitto Parretta, all’autobomba di Limbadi fino agli efferati omicidi avvenuti nelle festività. Tutti i casi che hanno scosso la regione nell’anno che sta per chiudersi
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Il 2018, per la Calabria, è stato anche l’anno dei casi di cronaca nera che hanno scosso l’opinione pubblica italiana.
Il primo grave caso si verifica a Crotone. Qui Giuseppe Parretta, 18 anni, viene ucciso a colpi di pistola da un vicino che viene subito arrestato: lucidamente folle, dice che si sentiva spiato dal ragazzo.
Il 9 aprile un’autobomba esplode. E’ innescata nella vecchia utilitaria a bordo della quale viaggiano Francesco e Matteo Vinci, padre e figlio, lungo la strada interna di Limbadi, nel Vibonese. La deflagrazione è devastante. Matteo morirà carbonizzato, all’interno dell’auto. Francesco sopravviverà, resterà per mesi ricoverato nel centro grandi ustioni di Palermo. Presenzierà ai funerali, mesi dopo, accanto alla moglie Sara. L’attentato in stile libanese è di stampo mafioso, ordito dai vicini, i Di Grillo-Mancuso, a tutti gli effetti organici al più potente casato mafioso del Vibonese. La Procura antimafia di Catanzaro fa piena luce sul caso: dietro l’autobomba c’era l’interesse dei Di Grillo Mancuso per un appezzamento di terra che misura pochi metri quadrati.
Due mesi dopo, sempre nel Vibonese, si consuma un altro clamoroso delitto. Soumaila Sacko, maliano di 29 anni, attivista sindacale contro lo sfruttamento dei migranti nella Piana di Gioia Tauro, viene ucciso a colpi di fucile mentre prova a recuperare delle vecchie lamiere in una fabbrica abbandonata e sotto sequestro per reati ambientali a San Calogero. A Soumaila servivano per costruire una baracca nella tendopoli lager di San Ferdinando Il presunto assassino, arrestato nel volgere di pochi giorni dai carabinieri, considerava quel luogo su cui erano apposti i sigilli dello Stato, una cosa sua. E così ha sparato senza pietà.
Il 9 agosto, a Brancaleone, si consuma invece un giallo: una madre e i suoi due bambini attraversano i binari per raggiungere la spiaggia. Vengono travolti da un treno in corsa. I piccoli muoiono sul colpo e su di loro piangerà un l’Italia intera.
Il 2018 è anche l’anno bagnato dal sangue versato dai fratelli Oliveri tra Nicotera e Limbadi. Agiscono in preda ad un delirio di vendetta per un fratello ucciso nel 1997. A maggio Francesco uccide due persone e ne ferisce tre, terrorizzando due paesi. Si consegna dopo una serrata caccia. Tre mesi dopo, ad agosto, il fratello di Francesco, Giuseppe, a colpi di pistola, in un lido affollato di bagnanti e bambini, completa l’opera del congiunto. Anch’egli viene arrestato nel volgere di poche ore.
Sangue e cronaca che si concentrano nel Vibonese. Territorio a più alto indice di omicidi in rapporto alla popolazione. Qui dove, sempre nel 2018, viene ucciso e bruciato un giovane insegnante, Stefano Piperno. Il suo assassino poi arrestato. Qui dove sparisce il giovane Francesco Vangeli, vittima della lupara bianca per un amore pericoloso, per una ragazza contesa da un esponente delle cosche.
Una scia di sangue che non si ferma neppure nelle festività. E’ il 22 dicembre, quando due allevatori di San Nicola dell'Alto, nel Crotonese, il 59enne Francesco Raffa e il figlio 33enne Saverio, vengono freddati a colpi di fucile. Il giorno seguente a Davoli, nel catanzarese, un killer, fa irruzione nella tabaccheria di Francesca Petrolini e la uccide, poi punta l’arma contro il compagno Rocco Bava, che dopo un breve inseguimento verrà ammazzato in strada. L’omicida è l’ex marito della vittima. Ha ucciso – dirà poi agli inquirenti - per gelosia.
Il 2018 sarà ricordato per l’omicidio avvenuto la sera di Natale a Pesaro, quando un commando di sicari uccide in pieno centro storico, il collaboratore di giustizia Marcello Bruzzese, originario di Rizziconi, nel reggino. E’ un omicidio eccellente che chiude nel peggiore dei modi, questo disgraziato anno.