La strana guerra in famiglia del bergamotto, che sta dividendo i produttori reggini del prezioso agrume, arriva alla mobilitazione pubblica. Da una parte ci sono i produttori che aspirano al riconoscimento dell’Igp, che si riuniranno questo pomeriggio in assemblea a Roghudi, dall’altra il consorzio che già vanta da oltre 20 anni il marchio Dop per l’olio essenziale di bergamotto.

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Il colpo di scena nelle ultime settimane, quando la Regione ha cambiato idea ritirando il suo parere favorevole al riconoscimento del marchio Igp Bergamotto di Reggio Calabria. Una decisione inaspettata a un passo dal traguardo, perché viene data per imminente la convocazione del tavolo finale al ministero dell’Agricoltura.

«La Regione si contraddice e boicotta l’iter quasi concluso dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria a circa tre anni dal suo stesso parere favorevole e a tre mesi dall’approvazione ministeriale. Quando la politica non fa il bene del territorio diventa mala politica». È quanto afferma l’agronomo Rosario Previtera in rappresentanza del Comitato promotore per l’Igp del Bergamotto di Reggio Calabria che annovera «più di 300 tra agricoltori, cooperative e trasformatori per più di 530 ettari di bergamotteti: in pratica più del 50% dei bergamotticoltori reggini censiti dal settore agricoltura della Città Metropolitana e più di un terzo dei bergamotteti censiti dall’Istat nel 2022 pari a 1. 500 ettari».

«Eravamo a un passo dalla conclusione dell’iter - continua Previtera - e attendevamo la dovuta convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento da parte del Ministero dell’Agricoltura dopo l’approvazione del Disciplinare di produzione del 12 dicembre scorso. Il nostro Comitato che deve organizzare la manifestazione di pubblica audizione per come previsto dallo specifico Decreto Ministeriale era già pronto ad adempiere alle incombenze previste insieme ai suoi associati. Ma il 28 febbraio negli uffici della presidenza della Regione Calabria si svolgeva un’altra riunione-farsa, come quelle già svolte nel 2022 e nel 2023, in cui eravamo presenti insieme alle quattro associazioni di categoria, alla Camera di Commercio di Reggio Calabria e al Consorzio dell’essenza del Bergamotto Dop. La riunione tenuta dal presidente Occhiuto, dall’assessore Gallo e dal dirigente Giovinazzo è stata la replica delle varie riunioni precedenti nelle quali, a più riprese si è cercato chiaramente di fermare l’azione corale dei 300 bergamotticoltori dell’Igp a favore del progetto di estensione del disciplinare dell’essenza Dop al frutto, poi presentato ad agosto dal pluripresidente Ezio Pizzi in rappresentanza dei 20 soci di un consorzio che di fatto non ha mai operato sul territorio».
Insomma, la Regione avrebbe cambiato idea, decidendo di puntare tutte le carte sull’estensione del marchio Dop, ritenuto più qualificante, con l’intenzione di ritirare il parere favorevole all’Igp che aveva espresso nel giugno del 2021.

«In quella sede – racconta Previtera - abbiamo spiegato con supporto documentale che Dop e Igp hanno identico valore, che la rappresentatività reale è chiaramente dalla nostra parte in termini di numeri e di prodotto, e nonostante le organizzazioni Cia e Copagri si siano chiaramente espresse a favore dell’Igp in quanto obiettivo ormai raggiunto e da considerare un successo del territorio, a differenza di Coldiretti e Confagricoltura che hanno sostenuto il percorso della Dop che prevedrà tempi lunghissimi».

Una guerra in famiglia, appunto, dove sugli opposti fronti ci sono agricoltori e rappresentanze di categoria che sostengono tesi contrastanti. Eppure, recentemente lo stesso assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, aveva pubblicamente assicurato che il sostegno della Regione all’Igp «non è in discussione», confermando l’impegno «perché l’iter in essere prosegua secondo i tempi e le modalità previste per l’interesse esclusivo della Calabria».

Un’apparente contraddizione che verrà certamente ribadita con grande enfasi questo pomeriggio, quando nell’auditorium comunale di Roghudi (ore 17) i produttori a favore dell’Igp, riuniti nel Comitato spontaneo dei bergamotticoltori Reggini, prometteranno di vendere cara la pelle. Una mobilitazione massiccia che ha chiamato a raccolta «gli agricoltori, i trasformatori, le associazioni di categoria, i sindaci e tutti gli interessati».

Ma dal fronte opposto non hanno nessuna intenzione di cedere il passo e di vanificare il cambio di direzione della Regione. «Il bergamotto di Reggio Calabria è stato riconosciuto Dop già dal 2001, accettare oggi un riconoscimento per il frutto come Igp sarebbe dequalificante per un prodotto che merita quel grado di valore che solo i prodotti più pregiati, le cosiddette eccellenze italiane, meritano». È quanto dichiara il presidente del Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria, Ezio Pizzi, per il quale, ampliare il marchio Dop è dunque «l’unica strada percorribile per garantire un futuro sempre migliore al bergamotto di Reggio Calabria ed ai suoi produttori». A seguire, c’è, anche in questo caso, lo schieramento delle truppe che sventolano lo stendardo Dop: «La Camera di Commercio che come promotore ha coordinato gli incontri e i lavori, l’Università degli studi Mediterranea, le Organizzazioni di categoria Confagricoltura, Coldiretti, Copagri Provinciale, Stazione sperimentale, Consorzio del bergamotto e Unionberg Op». 

Per rendere chiaro il suo messaggio, il presidente del Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria fa un esempio: «Provate a chiedervi o meglio ancora a farvi spiegare perché il Parmigiano reggiano, il Grana padano, la Mozzarella di bufala campana, il Prosciutto di Parma hanno scelto come marchio per la propria tutela quello Dop. È stato affermato molto superficialmente che per i prodotti ortofrutticoli è preferibile il marchio Igp, anche questo non risponde al vero, si vadano a vedere nel settore dell’ortofrutta quanti e quali sono i prodotti tutelati a marchio Dop. C’è da chiedersi anche come mai i produttori Calabresi sia per il Cedro di Santa Maria del cedro che per la Liquirizia di Calabria abbiano scelto il marchio Dop piuttosto che quello Igp per la loro valorizzazione e qualificazione. La risposta è semplice, con questo marchio (Dop), si garantirebbe per ora e per sempre, non solo la territorialità ma anche il rispetto dei metodi di produzione, grazie a cui si ottiene un prodotto inimitabile al di fuori dell’area vocata. Riteniamo che questa sia la massima aspirazione ed ambizione di ogni produttore di bergamotto che potrebbe nel corso degli anni vedere riconosciute nuove Igp per il frutto prodotto in Sicilia piuttosto che in Puglia ma mai una nuova Dop che adoperi il termine Bergamotto la cui origine e storicamente dimostrabile solo in quella ristretta fascia Jonica della Citta Metropolitana di Reggio Calabria».

In altre parole, il marchio Dop avrebbe un valore commerciale e una capacità di tutela molto più alta di quello Igp. Obiettivi che secondo il consorzio è molto più semplice ottenere «sia in termini temporali che di fattività, mediante la semplice modifica del disciplinare esistente per la Dop, da circa venti anni, nel quale viene allargata la tutela oltre che all’olio essenziale anche al frutto e ai suoi derivati, che ripeto, potranno fregiarsi del marchio Dop alla stregua delle migliori eccellenze italiane». 

Pizzi sottolinea inoltre che la Commissione agricoltura a Bruxelles avrebbe già fornito «suggerimenti sul percorso più rapido e lineare da seguire per l’allargamento della tutela già esistente per l’olio essenziale sia al frutto che ai suoi derivati».

«Percorso già intrapreso nel mese di agosto – spiega - che senza intralci potrebbe giungere al suo recepimento nel giro di pochi mesi. Comunque con tempi più brevi e senza gli ostacoli ai quali fisiologicamente sarebbe andata incontro un nuovo riconoscimento come quello dell’Igp».